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Tutti vogliamo rinascere

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Tutti vogliamo ripartire; meglio sarebbe dire: tutti vogliamo rinascere. Questa tragica esperienza, ammesso sia conclusa, ha lasciato delle ferite profonde, non solo a causa delle persone che sono morte, o ricoverate in solitudine e isolamento, ma anche a motivo dell’impatto psicologico sulle vecchie e nuove generazioni (leggi anche Il futuro dopo la pandemia).

Sono un chirurgo che si occupa da molti anni di bambini non certo dal punto di vista psicologico; ora mi rivolgo proprio ai colleghi pediatri e psicologi: dopo mesi di constatazioni che giovani e bambini non sono stati toccati , se non marginalmente, dalla malattia e posto che anche i vecchi sono stati colpiti duramente soltanto in un sesto circa della geografia e popolazione italiana, non sarebbe tempo di riflettere per loro, i giovani?

In realtà, oltre alla chiusura delle scuole, abbiamo creato una generazione di giovani reclusi e terrorizzati; per essere un po’ “sbrigativi” e non clinicamente cinici, potremmo dire che i bambini e ragazzi sono stati reclusi tre mesi per non contagiare nonni e padri, e anche insegnanti.

Questo può essere comprensibile, ammesso che sia accettabile in una nazione che guardi al futuro, ma ora i risultati per i giovani sono devastanti: una generazione segnata e che aspetta una risposta, una prospettiva clinica e politica per l’istruzione, la cultura, il lavoro, a margine delle povere persone uccise dal virus, e morte sole.

Ho pensato tante volte, in questi lunghi mesi, da medico, ma soprattutto da padre, prima ancora da figlio e da nipote, rifacendomi anche alla nostra precedente esperienza del 68/69 (influenza spaziale che uccise 20 mila persone in un inverno: io studente, mio padre medico in prima linea senza Dpi).

Ho pensato che mio nonno non mi avrebbe mai chiesto di non andare a scuola sine die e di non uscire per non infettarlo, tanto meno mio padre. Devo dire che neanche io lo avrei chiesto ai miei figli ora, tanto meno se avessi nipoti.

Sarà tempo comunque che noi medici e lorsignori politici che dicono di starci a sentire, ci occupiamo di “risanare” le ferite psicologiche, dare risposte e prospettive e fare veramente rinascere i nostri bambini sottoposti per tantissimi giorni a una vita da coatti, a una relazione spirituale e culturale da insetti, con buona pace di didattiche a distanza e comunicazione senza relazione umana: una vera maledizione dei nostri giorni. La divisione, etimologia di diavolo. Ancora una volta la medicina del corpo e dello spirito ha più che mai bisogno di fede, e di vera speranza.

 

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