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Tv e social in corsia…

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

La medicina, negli ultimi anni, non è cambiata soltanto dal punto di vista scientifico e tecnologico: tutti ci siamo accorti quanto i media e il web abbiano del tutto stravolto i metodi dell’informazione e della comunicazione in questo campo.

L’esposizione mediatica e divulgativa della scienza medica (leggi anche Siamo delusi dalla scienza), anche della pratica medica, dei medici stessi è oggi dirompente, se non devastante. Ne abbiamo avuto e ne abbiamo, purtroppo, una forte esperienza in questi ultimi mesi: forse mai nella storia un problema medico e sanitario ha avuto una tale martellante e, diciamo pure, terrorizzante risonanza mediatica. Medici come “profeti mediatici” di scienza, di opinione, addirittura talvolta di statistica, sociologia e politica: delle vere e proprie “star”.

Di più: telecamere e social portati negli ospedali, nelle terapie intensive a diretto contatto con la sofferenza, la malattia, anche la morte. Ancor di più: immagini martellanti ed inquietanti di medici ed infermieri in “prima linea”, stremati e ingabbiati nei dispositivi di protezione, indispensabili, ma anch’essi sconosciuti per i sanitari fino a pochi anni or sono. Insomma: l’emergenza sanitaria trattata dai media esponenzialmente come la cronaca di guerra, come non era mai successo.

Anche prima di questa tragica esperienza, in verità, la “medicina mediatica” era cresciuta a dismisura, non soltanto dal punto di vista della giustissima informazione, ma anche in una dinamica molto vicina alla autoreferenzialità, se non allo spettacolo. Non solo i medici, ormai anche i pazienti si appropriano dei media; un esempio fra i tanti: molti malati, specie oncologici, o genitori di bimbi malati, si concedono a testimonianze dettagliate, a volte purtroppo penose.

Sempre più si afferma la centralità del rapporto con le cure, i medici da una parte e la personale “lotta” alla malattia. È notizia di ogni giorno un paziente più o meno noto che “ha vinto” la sua battaglia contro il cancro, senza magari specificare bene quale, oppure il tal medico che propone a tutto il mondo una cura risolutiva per sconfiggere quella determinata malattia. Penso che molte volte un risultato sia che molti pazienti “sconfitti” si sentano in colpa per non avere “lottato” come altri (cosa non vera), oppure recriminino per non essere stati curati bene da questo o quel medico salvifico.

Concludiamo con una esortazione: bene l’uomo, bene il medico, ma al centro ricordiamoci chi è l’Autore della vita, il Padrone della scienza; Dio è l’unico vero fine.

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