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«Chi è don Peppe?» «Sono io»

Biografia

C’è stata una stagione in cui la criminalità organizzata uccideva i preti più “pericolosi” del proprio territorio. Pericolosi, per le cosche malavitose, perché proponevano ai giovani un’altra strada da percorrere, lontana dai crimini e dalla vita mafiosa. Era successo nel 1993, a Brancaccio (Palermo), a don Pino Puglisi; è successo poco più tardi, nel 1994, e poco più distante, a Casal di Principe (Caserta), a don Peppe Diana.

Entrambi vittime delle mafie e martiri, entrambi sacerdoti che incarnano il volto concreto di una Chiesa che si mette a protezione del proprio territorio. Anche a costo di rimetterci la pelle. Due pagine sono poche, pochissime, per raccontare la figura di don Peppe, i frutti che ha lasciato e che continua a lasciare, non solo nella sua terra, ma in tutto il mondo. Buona lettura!

Lourdes, gli scout, i giovani e lo stadio:
questo era don Peppe

Don Giuseppe Diana nasce a Casal di Principe il 4 luglio del 1958. Il papà Gennaro e la mamma Iolanda di Tella vivono lavorando la terra. Giuseppe è il primo di tre figli, gli altri due sono Emilio e Marisa. Giuseppe entra nel seminario vescovile di Aversa nell’ottobre del 1968, appena compiuto i dieci anni di età, dove consegue la licenza media e quella classica liceale. La famiglia faceva enormi sacrifici per farlo studiare. Ma ai genitori interessava innanzitutto toglierlo dalla strada. Casal di Principe era un paese difficile. Tornava a casa solo a Pasqua e a Natale. Conseguì la licenza liceale con ottimi voti. Tanto che vinse anche una borsa di studio. Il Vescovo dell’epoca, Antonio Cece, diceva che Giuseppe non era un prete come gli altri e che doveva fare carriera, doveva andare a Roma.

Dopo la licenza Liceale il giovane Giuseppe Diana entra nell’Almo Collegio Capranica di Roma per diventare sacerdote. Comincia a frequentare i corsi di Filosofia e Teologia nella Pontificia Facoltà Gregoriana. In un primo momento ci andò contento. Poi cominciò a ricredersi. Al ragazzo, che era giovane allegro, gioviale, ma anche un po’ esuberante, quel clima austero del collegio e il distacco dal suo mondo, gli stavano un po’ stretti. Così cominciò a tempestare di telefonate la mamma perché non ci voleva più stare in quell’istituto. Alla fine tornò a casa.

S’iscrisse alla facoltà di Ingegneria dell’università Federico II di Napoli. Ma anche questo non gli bastava. Era sempre triste, pensieroso. Questa sua crisi durò all’incirca tre mesi, durante i quali diede anche un esame ad ingegneria. Più passava il tempo e più si incupiva. Finché un giorno prese sua madre da parte e le confidò: «Mamma voglio tornare in seminario. Non ce la faccio più a stare fuori». Andò da solo a parlare col vescovo di Aversa, monsignor Antonio Cece, che gli consigliò di attendere ancora qualche mese prima di rientrare in seminario. Ma lui rispose che la scelta l’aveva già fatta. Quello stesso pomeriggio se ne andò a Napoli, al seminario di Posillipo. Da allora non ebbe più incertezze sulle sue scelte.

Venne ordinato sacerdote il 14 marzo del 1982. Don Diana, da giovane prete, aveva un rapporto speciale con i ragazzi. Anche perché nel frattempo era diventato uno scout. Era il responsabile diocesano dell’Agesci, gli scout cattolici, ed era anche cappellano dell’Unitalsi. Accompagnava gli ammalati nei viaggi a Lourdes, perché era anche assistente nazionale della Comunità Foulard Bianchi (gli scout che si impegnano nel servizio a Lourdes, ndr). E poi aveva una passione sfrenata per il calcio. Quasi ogni domenica era presente sugli spalti dello stadio San Paolo di Napoli per seguire la squadra del cuore insieme a un folto gruppo di giovani della sua comunità. Il 19 settembre del 1989 viene nominato parroco della parrocchia di San Nicola a Casal di Principe.

Don Giuseppe Diana fu ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo del 1994, poco dopo le 7.20 del mattino, nel giorno del suo onomastico. Fu ucciso nella sua chiesa, la parrocchia di San Nicola di Bari. Gli spararono mentre si preparava per celebrare la messa. Aveva 36 anni.

Testo tratto dal sito del “Comitato don Peppe Diana”

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