I volti del Collegio
«Per me la libertà è avere la facoltà di scegliere cosa fare senza essere costretti». Ha le idee molto chiare Freeman Zeemdjio (nella foto qui sotto), studente di 26 anni al primo anno della magistrale in Economia e commercio, residente in Collegio. L’8 marzo scorso ai ragazzi del Santa Chiara è stato proposto un incontro formativo di comunità che aveva come tema portante il concetto di libertà, molto sentito in questo periodo di restrizioni dovute alla pandemia mondiale. Freeman è nato in Camerun, ha conseguito la laurea triennale a Pisa ed è arrivato al Santa Chiara sei mesi fa. Il tema della libertà lo sente molto vicino: il suo nome in inglese significa infatti “uomo libero”.
Freeman, come mai i tuoi genitori hanno scelto per te questo nome?
«Quando mio papà mi ha visto per la prima volta in braccio a mia mamma ha pensato che fossi un uomo libero. Io mi ci riconosco in pieno».
Che cosa vorresti fare da grande?
«A settembre andrò a fare un master in scienze attuariali (la disciplina che in applica metodi matematici e statistici per valutare il rischio nelle assicurazioni, nella finanza e in altri settori e professioni, ndr): mia mamma lavora in questo settore e a me piace molto».
Ti piace stare al Collegio Santa Chiara?
«Mi trovo davvero molto bene. La mia stanza è confortevole, Carlotta è molto attenta e disponibile, e soprattutto la presenza di tanti miei coetanei mi ha permesso di passare il periodo difficile di Zona rossa tutto sommato in maniera positiva. Parlo volentieri con tutti ma in particolare fa piacere confrontarmi con Fabrizio ed Elisabetta: a cena chiacchieriamo dei temi più svariati. Spaziamo dallo studio ai viaggi alla cultura del Camerun, mi chiedono se ho avuto difficoltà a integrarmi. Sono interessati alla mia vita, mi fa molto piacere».
Torniamo all’incontro sulla libertà che hai seguito in Collegio: tu ti senti una persona libera?
«Sento di aver trovato un mio percorso: sto facendo quello che ho sempre desiderato. Di carattere sono una persona molto determinata: non mollo mai, credo nei sogni e vado sempre fino in fondo. La fede in Dio mi aiuta in questo».
Parola alla direttrice Carlotta Testa
«Il Collegio propone un percorso formativo per i ragazzi che prevede un incontro al mese. Le tematiche possono spaziare molto» racconta Carlotta Testa (nella foto qui sotto), direttrice del Collegio Santa Chiara.
«Il tema della libertà è emerso spontaneamente: nel raccontarci come stavamo vivendo quel periodo, una parola che risuonava forte nei discorsi dei ragazzi era proprio “libertà”. All’inizio gli incontri formativi erano ogni settimana. Poi ci siamo resi conto che il ritmo era troppo serrato, sia per i ragazzi sia per l’Equipe e abbiamo preferito lasciare più spazio tra un appuntamento e l’altro. La nostra idea è proporre una revisione di vita: come stanno andando la convivenza e la conoscenza tra di noi? Poi da quello che emerge prendiamo lo spunto per il tema degli incontri che andiamo a proporre».
È una tradizione che intendete portare avanti anche per il prossimo anno accademico?
«Senza dubbio gli incontri formativi di Collegio, che si svolgono nel salone San Francesco e a cui sono chiamati a partecipare tutti gli studenti, compatibilmente con i loro impegni, sono un elemento caratteristico della nostra struttura: è uno spazio che ci sta molto a cuore. L’intenzione è quella di mantenerli e di curarli sempre di più, partendo dall’attenzione alla persona, alla comunità, ovvero alle dinamiche di vita ordinaria. Abbiamo intenzione di coinvolgere ospiti, formatori e di permettere ai ragazzi di ascoltare anche qualche testimonianza».
E tu hai imparato qualcosa di nuovo sulla libertà?
«Mi sono resa conto che per questa generazione di giovani il tema della libertà è legato a quello delle costrizioni. Cioè vivono la loro libertà in relazione a quello che gli è consentito e non gli è consentito fare. Infatti, grazie ad Antonio, che è il nostro vicedirettore, abbiamo provato a riportare il concetto di libertà un po’ al di fuori di questi confini. La libertà non è semplicemente essere liberi dalle norme di un decreto: è un valore personale che si può sperimentare anche in condizioni come quelle dettate dalla pandemia».
Zelia Pastore
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