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Dall’Ucraina a Bassignana

Caritas Alessandria

Quattro famiglie, storie simili e differenti allo stesso tempo. Vissuti prima di tutto privati, che si fondono tra fatiche e sofferenze condivise in una fuga obbligata, alla ricerca di un porto sicuro in cui prendere una pausa (di durata sconosciuta) dalla quotidiana minaccia di un nuovo giorno da affrontare nell’incertezza e la paura.

Quattro famiglie, provenienti da quattro città in cui la guerra è una percezione comune ma con traumi e tracce di diversa entità. Leopoli, Mykolaiv, Kharkiv e Donetsk, da qui sono arrivati i cittadini ucraini che ora abitano negli alloggi delI’Istituto diocesano per il sostentamento del clero a Bassignana, allestiti lo scorso inverno con il fondamentale contributo di diversi volonterosi del paese. Ai rifugiati offrono assistenza i volontari della Caritas di Alessandria, coadiuvati dal prezioso contributo di Oriana e Gabriele, coppia di coniugi che vive in paese, e di don Dariusz Gudajczik, parroco di Bassignana. Se una delle quattro famiglie (quella originaria di Donetsk) è in procinto di tornare in Ucraina, le altre tre rimarranno nel piccolo comune sulla riva del Po ancora per diverso tempo.

Il primo nucleo familiare giunto in paese è anche quello più numeroso: Yaryna, psicologa, suo marito Vasyl, promotore editoriale, Miroslava, mamma di lei, i loro tre figli Solomia, Yaryna e Damina con la cagnolina Caramella hanno lasciato l’Ucraina pochi giorni dopo l’inizio del conflitto. Insieme sono partiti in auto da Leopoli per raggiungere il confine con la Polonia.

«Vasyl è potuto partire perché gli uomini con più di due figli possono seguire il resto della famiglia» racconta Alina, ragazza ucraina che da anni vive e lavora a Spinetta Marengo, e che per l’occasione ci è di aiuto come traduttrice. Dopo una decina di giorni trascorsi in un centro di accoglienza «tramite mia sorella» spiega Alina «Yaryna e Vasyl sono poi riusciti a contattarmi per chiedermi ospitalità». Alina si è quindi rivolta a padre Daniele Noè, delegato vescovile per la pastorale della Carità, che ha trovato loro sistemazione negli alloggi di Bassignana. Ora Vasyl (che parla un po’ di italiano) si sta dando da fare per cercare un’occupazione, mentre i tre bimbi sono stati iscritti all’asilo e alla locale scuola elementare.

Da aprile anche Inna, vedova, impiegata in ufficio postale, e i suoi due figli Yana e Mikyta, di 26 e 15 anni, vivono nel condominio dell’istituto diocesano. A fine marzo hanno lasciato Kharkiv, dove però è rimasta la suocera di Inna «perché non ha voluto lasciare la sua casa». Ina, Yana e Mikyta hanno dapprima raggiunto Varsavia, e dopo qualche giorno, in pullman, sono partiti alla volta di Bologna. Da lì, in treno, sono poi giunti ad Alessandria. Dopo qualche settimana di tregua apparente ora a Kharkiv sono ripresi i bombardamenti. Inna e i suoi ragazzi attendono tempi migliori per poter tornare nel proprio Paese: «Nel frattempo vorremmo renderci utili e trovare un lavoro» spiegano «ma quello della lingua rimane per noi un problema molto grande».

Miroslava e i suoi due figli di 15 e 9 anni, Artem e Dmytro sono a Bassignana da meno di un mese. Fuggiti da Mykolaiv il 21 aprile, dopo aver trascorso due settimane in Polonia in un centro di accoglienza temporaneo sono giunti in Italia con i mezzi della Protezione civile. A differenza di Vasyl, il marito di Miroslava ha dovuto imbracciare le armi e tuttora sta combattendo contro l’esercito russo. Per la donna, cassiera in un supermarket, ogni giorno è un giorno di angoscia e speranza in attesa di una chiamata rassicurante dal proprio compagno.

Tra le quattro famiglie di Bassignana la speranza condivisa, ovviamente, è quella di tornare in patria prima possibile, «ma qui ci troviamo bene», assicurano quasi all’unisono Yaryna, Inna e Miroslava. «Grazie ai volontari della Caritas e a Oriana e Gabriele, non ci manca nulla. Siamo molto grate a chi ci ha offerto questa opportunità. Certo, ci piacerebbe trovare un’occupazione per essere più autonome, ma prima dobbiamo imparare l’italiano».

Proprio la lingua, questa volta in comune, è ciò che invece sta contribuendo a fortificare il legame che si è instaurato tra gli abitanti del condominio. «Ci facciamo forza a vicenda. Trascorriamo molto tempo insieme. Per distrarci un po’» raccontano «facciamo lunghe passeggiate lungo l’argine del Po. Prima di tornare in Ucraina ci piacerebbe visitare qualche grande città italiana, ma la cosa che vogliamo più di tutte è tornare presto a casa. Se solo potessimo, partiremmo domani mattina…».

Caritas Alessandria

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