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Imparate a fare il bene, cercate la giustizia

Alessandria

Ogni anno nel mese di gennaio le comunità cristiane si trovano concordi nel pregare per l’unità dei battezzati di tutte le confessioni: la data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani va dal 18 al 25 gennaio, compresa tra l’antica festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo, e assume quindi un significato simbolico. Nell’emisfero sud del mondo, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana in altre date, ad esempio nel tempo di Pentecoste, periodo altrettanto rappresentativo per l’unità della Chiesa.

Il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2023 è stato scelto da diverse comunità radunate nel consiglio delle chiese del Minnesota, negli Stati Uniti d’America. Per anni, proprio lo stato del Minnesota, ha patito alcune delle peggiori discriminazioni razziali della nazione: prima nei confronti degli indiani Dakota e lungo il ‘900 a scapito della popolazione afro-americana. La storia del maltrattamento e dell’esclusione delle comunità nere negli Stati Uniti ha così creato disuguaglianze di lunga data e fratture relazionali anche tra le comunità cristiane. Di conseguenza, la storia delle chiese negli Stati Uniti include le questioni razziali come un importante fattore di divisione ecclesiale e oggi di ricerca dell’unità.
Il gruppo di lavoro del Minnesota, riflettendo sul tema da proporre al mondo intero in questo anno 2023, e pensando alla divisione e all’oppressione che continuano a manifestarsi ancora oggi, si è ritrovato concorde nello scegliere un brano del primo capitolo del profeta Isaia: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove”(Is 1, 17).

Isaia insegnava che Dio chiede la carità e la giustizia a tutti i suoi figli, in ogni momento e in tutti gli ambiti della vita. Invece il mondo di oggi – purtroppo – ripropone in molti modi le sfide dell’oppressione degli ultimi che anche il profeta fronteggiava nella sua predicazione.
Il linguaggio di Isaia a riguardo della religiosità del suo tempo, che rendeva lode a Dio con la bocca ma escludeva i poveri e favoriva l’ingiustizia, è spietato. Sferzanti sono le parole di Dio: “Le vostre offerte sono inutili. L’incenso che bruciate mi dà nausea. Quando alzate le mani per la preghiera, io guardo altrove” (Is 1, 13-15).
Agli uomini del suo tempo, e a noi oggi, Isaia suggerisce però come rimediare a queste iniquità, e così istruisce il popolo di Dio: “Lavatevi, purificatevi, basta con i vostri crimini.
È ora di smetterla di fare il male” (Is 1, 16).

Smettere di fare il male e imparare a fare il bene richiede, anche alle chiese, la decisione di impegnarsi in un serio esame di coscienza.
Pregare insieme per l’unità dei cristiani, come faremo sabato 21 gennaio alle ore 19 presso la chiesa del Cuore Immacolato di Maria, ci permette di riflettere su ciò che ci unisce ed impegnarci a combattere l’oppressione e la divisione in questo nostro mondo, in cui continuiamo ad assistere a guerre e infinite forme di oppressione. In molte regioni, soprattutto nel sud del mondo, questa sofferenza è stata notevolmente amplificata dalla pandemia, a causa della quale è stato spesso impossibile garantire anche la semplice sussistenza di base per molti. L’autore biblico del Qoelet sembra proprio parlare dell’esperienza attuale quando afferma: “Ho riflettuto su tutte le ingiustizie che si compiono in questo mondo.
Gli oppressi piangono e invocano aiuto, ma nessuno li consola, nessuno li libera dalla violenza dei loro oppressori” (Qo 4,1).
L’oppressione è ancora oggi il dramma dell’intera razza umana, perché non ci può essere unità senza giustizia.
Mentre così preghiamo per l’unità dei cristiani, riconosciamo l’esclusione degli ultimi ancora presente in mezzo a noi, e accogliamo come battezzati la chiamata ad uscire e ascoltare le grida di coloro che soffrono.

don Stefano Tessaglia 

Servizio diocesana ecumenismo e dialogo interreligioso

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