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Viva il Santa Chiara!

Collegio Santa Chiara

«Buongiorno a tutti, sono contento di essere giunto finalmente a questo punto in cui ufficialmente presentiamo il Collegio alla cittadinanza. È stato un percorso accidentato: abbiamo avuto di mezzo il Covid, che non è il massimo quando si inizia un’esperienza di questo genere (sorride). Ma è stato un percorso che ha già visto cose belle e promettenti. Quindi sono molto contento di poter condividere con voi questa gioia e questo impegno che ci prendiamo pubblicamente di fronte a tutti». Con queste parole monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria, ha aperto l’inaugurazione ufficiale del Collegio Santa Chiara, svoltasi martedì 16 maggio nella Sala Iris del Collegio davanti alle autorità civili e militari, e a tutta la stampa alessandrina.

Dopo il saluto del Vescovo, è iniziato un talk sulle tre parole chiave della giornata, accoglienza, cura e sapere, condotto da Enzo Governale, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della nostra Diocesi. Sono intervenuti Giorgio Abonante, sindaco di Alessandria; Roberto Barbato, prorettore dell’Università del Piemonte Orientale; Renato Balduzzi, presidente del Centro di cultura dell’Università Cattolica; Luciano Mariano, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria; Carlotta Testa, direttrice del Collegio Santa Chiara; Emanuela Bovo, presidente dell’impresa sociale “Salve”, e Mauro Bressan, amministratore delegato dell’impresa sociale “Salve”.

E proprio Bressan ha iniziato spiegando quali sono i progetti futuri: «A ottobre celebreremo i 200 anni del Collegio Santa Chiara, nato nel 1823 e che ora è un collegio universitario a tutti gli effetti. La ristrutturazione è iniziata nel 2018, attualmente sono ospitati 42 studenti e c’è una lista di attesa per entrare. Abbiamo un progetto per arrivare fino a 100 posti. La ristrutturazione permetterà di trasformare l’intero complesso in un’eccellenza per la città di Alessandria».

A prendere la parola è stata poi Carlotta Testa: «Il nostro stile di Collegio è far sì che questo sia un luogo di vita comunitaria, quindi l’accoglienza deve essere una prerogativa. La cura si esprime sicuramente attraverso i nostri servizi. Tutti i ragazzi hanno camere singole, doppie, triple e con il bagno, e un servizio di pulizia settimanale e di ricambio della biancheria. Hanno a disposizione una cucina attrezzata e spazi per lo studio, e anche un servizio infermieristico e medico: la nostra è una cura che si manifesta anche attraverso attenzioni concrete alla vita quotidiana di tutti i giorni dei ragazzi. Infine, il sapere: in Collegio c’è chi segue il percorso formativo dei ragazzi con proposte mirate».

Sul tema dell’impegno sociale è intervenuta Emanuela Bovo: «Non sono abituata a parlare in pubblico (sorride)… di solito sono dietro le quinte! Devo dire che per me, per noi, è stato tutto nuovo. Sicuramente ci abbiamo messo il cuore, e anche tantissime ore passate qui. Siamo una squadra che ha fatto un percorso per “creare” il concetto di collegio, perché in Alessandria non esisteva un collegio universitario. Non solo… Quest’estate avvieremo un centro estivo legato all’Unità pastorale del centro città. Desideriamo che non solo questo quartiere, ma tutta Alessandria ci riconosca e veda che ci sono degli studenti che, certo, fanno l’università, ma anche qualcosa di particolare, di bello. Per rendere presente la testimonianza del passaggio di questi ragazzi nella nostra comunità».

A seguire, l’intervento del sindaco di Alessandria Giorgio Abonante: «Grazie per il lavoro che svolgete tutti i giorni. Una città animata, secondo me, si definisce nella sua qualità complessiva soprattutto nella capacità di risposta alla domanda dell’abitare. E dobbiamo guardare oltre, in una dimensione più ampia, pensando anche all’accoglienza delle persone che hanno evidenti difficoltà di vita, come i migranti, o economiche. Io credo che la qualità di una città si misuri dalla capacità di dare risposte a queste domande. Facendo rete, e collaborando: penso all’università, con cui abbiamo appena chiuso un accordo per la restituzione di un’area, quella dell’ex Ospedale militare, che dovrebbe essere adibita a nuovo studentato. E la collaborazione con l’università è totale anche per la costruzione del nuovo campus per gli studenti. Direi che c’è fermento, da questo punto di vista, in città: è nostro compito trasformare questo fermento in un paradigma utile per la quotidianità, e sono convinto che nei tempi necessari ci arriveremo».

Ma come l’Università risponde agli studenti, soprattutto a quelli delle fasce più deboli? A rispondere è Roberto Barbato: «L’Università del Piemonte Orientale è un ateneo relativamente giovane: attualmente abbiamo 16.000 iscritti, di cui circa 5.000 ad Alessandria. Cosa abbiamo fatto per cercare di prenderci cura dei nostri studenti? Tra le cose importanti, c’è quella di aver portato la “No tax area”, ossia il livello di reddito rispetto al quale gli studenti non sono tenuti a pagare le tasse universitarie, a 30.000 euro; è il più alto in Piemonte, e uno dei più alti in Italia. Siamo molto contenti di questa scelta, perché il nostro ateneo ha sempre avuto la vocazione di “ascensore sociale”: molti dei nostri studenti rappresentano il primo laureato nella loro famiglia».

A Luciano Mariano, invece, il compito di spiegare come la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria può finanziare progetti come quello del Collegio Santa Chiara: «Secondo me, al di là dei canali tradizionali, fondamentale è la parola “bandi”. I bandi sono una svolta epocale nel modo di finanziare qualunque tipo di progetto. Una volta si andava a tirare la giacca qualche “santo in paradiso”, anche legittimamente, per carità… si cercava qualcuno che avesse a cuore l’iniziativa, e poi si ottenevano i finanziamenti. Adesso invece c’è lo strumento del bando, che la Fondazione CrAl ha introdotto da pochi anni. Un cambiamento notevole, soprattutto di mentalità, nel senso che il bando richiede un progetto preciso, pronto a essere presentato: è attribuita un’enorme importanza alla progettazione. Occorre essere preparati, dunque. E per il Collegio Santa Chiara sono più che ottimista!».

A chiudere l’incontro, Renato Balduzzi: «Qui c’è Alessandria, non solo come città. Ci sono le istituzioni, i rappresentanti dell’imprenditoria, del commercio, delle professioni, dell’associazionismo e del volontariato. Per arrivare a stamattina abbiamo dovuto fare tanta strada, però… Credo che questo 16 maggio possa essere veramente emblematico di una compiuta riconciliazione tra città e università. Ora mi chiedo: come si “produce” sapere e cultura, specialmente nei confronti dei giovani? Gli studenti di oggi sono profondamente diversi rispetto al passato, sono allo stesso tempo più fragili e più forti. La pandemia ha inciso, e allora la proposta culturale deve tenere conto di questa fragilità e di questa forza. Non è tanto un problema di proporre ulteriori corsi, anzi. È un problema di realizzare incontri, dove le persone più giovani, aiutate da chi è più avanti con gli anni, possano avere un’indicazione. Non di contenuto, ma di metodo. E quindi, come Centro di cultura dell’Università Cattolica abbiamo già cominciato a mettere insieme un gruppo di “ricercatori”, in senso lato, e siamo a disposizione con dei fatti. Uno di questi è la biblioteca “Giovanni Sisto”, per esempio… Vogliamo costruire dei fatti, in modo consapevole».

Dopo i saluti del Vescovo, c’è stata la visita del Collegio guidata dagli stessi studenti ospiti della struttura, che hanno mostrato così la loro “casa”. Alcuni di loro hanno anche dato una mano durante il pranzo conviviale curato da Giorgio Cantarella, eccellente chef di “Favorite!”, l’osteria contemporanea che si trova proprio all’interno del Collegio. Il tutto accompagnato da un intermezzo musicale, molto apprezzato, del Conservatorio “Vivaldi” di Alessandria.

E. G.

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