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La “Supersocietà” di Giaccardi e Magatti

“La recensione” di Fabrizio Casazza

La pandemia appena conclusa e la guerra in Ucraina ancora in corso inducono molti, tra cui Chiara Giaccardi e Mauro Magatti in Supersocietà (Il Mulino, pp 240, euro 16), a ritenere che la stagione della globalizzazione, inaugurata dalla caduta del muro di Berlino, sia definitivamente tramontata. Scrivono in effetti: «Stiamo entrando nella supersocietà, […] che si caratterizza per la convergenza di tre dimensioni: la stringente interdipendenza tecno-economica su scala globale; il nesso inestricabile tra azione umana e biosfera; l’assorbimento sempre più spinto della soggettività nel processo di autoproduzione sociale» (pp 9-10).

La società di oggi, in altre parole, appare “super” in un triplice senso: la tensione alla crescita, il superamento della sovranità nazionale, la creazione di una realtà che nella propria dinamica integra tutti gli aspetti dell’esistenza. Per questo anche «l’idea di libertà individualistica, dove ciascun individuo, organizzazione o società politica rivendica la propria sovranità assoluta» risulta «anacronistica» (p. 85).

Di fronte a questi cambiamenti epocali i due sociologi auspicano il superamento del modello di ragione strumentale ridotta a calcolo, riflettendo su alcune tematiche particolari. Per esempio, a proposito della transizione energetica essi osservano che il superamento dei combustibili fossili deve contemplare i problemi, spesso sottaciuti, «legati all’infrastrutturazione per la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica» (p. 57), tra cui lo smaltimento delle batterie.

La conclusione del ragionamento del testo risulta questa: è «solo dentro concreti reticoli di riconoscimento reciproco che la vita umana fiorisce» (p. 229). Questo verbo, di eco aristotelica, fa capire che l’esistenza trova compimento quando diventa generativa, quando si fa dono, quando si spende per gli altri, quando si fa carico: allora la libertà trova la sua acme nella relazione.

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