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Cresce l’interesse per gli incontri sui Beni culturali ecclesiastici

Sono sempre di più le persone che chiedono di poterli frequentare

L’incontro tenutosi la scorsa settimana presso la Chiesa di via San Giacomo della Vittoria per il corso di tutela e conservazione dei Beni Culturali ecclesiastici, promosso e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ha preso avvio dalla distribuzione gratuita dei due preziosi volumi del Professor Luciano Orsini, pubblicati nel 2018. Il tomo primo costituisce una sorta di puntuale dizionario di tutti quelli che sono gli apparati, i paramenti e gli strumenti utilizzati in ambito liturgico, spesso veri e propri manufatti artistici oltre che la descrizione accurata delle antiche cerimonie che si svolgevano agli albori dell’era cristiana, trasformate e amplificate durante il corso dei secoli e poi fissate nei documenti del Concilio di Trento. Con l’epilogo storico dell’avvicendarsi delle ritualità fino alla celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano II. L’altro tomo presenta invece una meticolosa rassegna di quelle che sono le varie tipologie di gemme, spesse volte presenti ad arricchimento ed arredo di tali apparati, ivi compresi i significati scientifici, analitici e simbolistici.

La lezione è stata poi condotta dal Delegato Vescovile verso l’approfondimento di tematiche riguardanti l’interramento per inumazione sepolcrale dei defunti nel perimetro chiesastico, essendo questo un aspetto fortemente impattante e decisivo per l’architettura stessa dei templi cristiani e della loro conformazione strutturale.

Le prime basiliche paleocristiane, per esempio quella costantiniana sul colle Vaticano, furono erette proprio al di sopra dei luoghi cimiteriali riservati a prestigiose famiglie nobili della Roma imperiale.

Il professor Orsini ha poi illustrato come la diversa importanza connessa alle sepolture di battezzati e catecumeni, si rispecchiasse, almeno fino all’entrata in vigore dell’editto napoleonico di Saint Cloud, nella differente sistemazione delle salme a pavimento, nella navata sinistra i catecumeni, mentre i battezzati nella navata di destra. Le inumazioni pavimentali erano dotate di un’apertura le cui specifiche misure erano preventivamente stabilite e chiuse poi da una pietra in serizzo le cui proprietà, si riteneva erroneamente in passato, permettevano l’assorbimento dei miasmi cadaverici.

Le salme dei sacerdoti rivestiti del rango di “parroco” trovavano invece riposo sedute ed inumate in nicchie, in un ambiente circolare apposito il più delle volte collocato al di sotto dello spazio presbiteriale.

Diverso invece il caso di coloro che contribuivano alla costruzione dell’edificio sacro, che potevano disporre del diritto in perpetuum di una sepoltura a pavimento, con i piedi rivolti verso la facciata ed il capo rivolto all’altare.

L’editto di Saint Cloud del 12 giugno 1804 segnò un fondamentale spartiacque nella tradizione, che da allora mutò, essenzialmente per motivazioni di carattere igienico sanitario.

Le nuove sepolture non poterono più trovare collocazione all’interno degli edifici chiesastici, men che meno all’interno del perimetro urbano e furono pertanto trasferite extra moenia secondo l’usanza che si mantiene viva fino ai giorni nostri e dando avvio a nuove strutture monumentali, dalle forme più variegate.

Si è poi parlato di come i corpi stessi di Santi oppure reliquie esposte alla venerazione pubblica, trovino il loro spazio in teche e reliquiari dall’elevato pregio storico artistico.

L’importanza delle reliquie e pertanto la ricchezza dei loro contenitori è connessa ad una rigida gerarchia che prevede, ad esempio, come i frammenti riconosciuti della Sacra Croce debbano occupare un posto privilegiato rispetto ad altre appartenenti invece ai corpi dei canonizzati, oppure alle reliquie per contatto.

Molte salme incorrotte di Pontefici, Santi e Beati sono poi anch’esse esposte al pubblico in urne preziose, vestite con i paramenti e protette da sottili pellicole ceree o argentee, come nel caso di San Pio da Pietrelcina, San Pio X e della salma mortale di Celestino V, il Papa del “gran rifiuto”. Non è stato così per il corpo canonizzato di San Giovanni XXIII che esposto alla venerazione sotto un altare della Basilica Vaticana, ha subìto un trattamento certamente non consono all’immagine del Pontefice che pare sia stata “plastificata”.

Non sempre però questa tradizione viene osservata e a testimonianza di ciò, pontefici come Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno dato invece indicazione di trovare riposo sotto lastra tombale, negli spazi delle Grotte Vaticane.

Per arrivare infine ad Alessandria, con la ben nota figura di Madre Teresa Michel, beatificata per l’appunto da Giovanni Paolo II il 24 maggio 1998, si è ricordato come le spoglie mortali trovino spazio all’interno della piccola cappella dell’Adorazione della Casa Madre delle Suore della Divina Provvidenza, in via Moncalvo.

Il Bene Culturale, argomento principe del corso, fornisce così il volano ideale per tessere una narrazione che leghi idealmente tradizione, memoria, Storia, Arte e Fede.

E l’avventura continua…

Andrea Fogli

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