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La Recensione – L’opzione Benedetto

Non smette di far discutere il libro del giornalista statunitense Rod Dreher, L’Opzione Benedetto, edito qualche mese fa da San Paolo (pp 351, euro 25) e presentato in questo mese presso la Camera dei deputati.
Il cardinale Angelo Bagnasco ne ha regalato una copia a tutti i sacerdoti dell’arcidiocesi di Genova; l’arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia, chiama l’autore «valoroso», «un sobrio analista che da tempo segue in modo vigile e critico la condizione della Chiesa e del mondo, ma nonostante questo mantenendo comunque sul mondo lo sguardo amorevole di un bambino»; il direttore del quotidiano L’Osservatore Romano Gian Maria Vian ha definito il libro «suggestivo ma non convincente» dal momento che prospetta una «soluzione al ribasso che chiude strade, strutture di relazione, che provoca un ripiegamento»; il caporedattore cultura del quotidiano Avvenire Roberto Righetto ne ha messo articolatamente in evidenza luci e ombre mentre la rivista La Civiltà Cattolica lo ha criticato con decisione. Insomma, non mancano divergenti osservazioni ad alto livello.
Intanto diciamo che il Benedetto del titolo non è l’attuale Papa emerito ma il santo di Norcia, compatrono d’Europa. L’idea di fondo del ponderoso volume è che i cristiani oggi devono sentirsi esuli nel mondo, recuperando la preghiera, il senso dell’ordine e forme di vita comune, per non farsi assimilare dal mondo, così come san Benedetto creò i monasteri, centri di spiritualità e cultura cattolica al tramonto dell’impero romano nel VI secolo.
In un contesto e una mentalità lontano dalla fede, se «vogliamo sopravvivere, dobbiamo tornare alla radice della nostra fede, tanto nel pensiero quanto nell’azione. Dovremo riapprendere abitudini del cuore dimenticate dai credenti in Occidente. Dovremo cambiare la nostra vita e il nostro approccio alla vita in modo radicale e su più fronti. In breve, dovremo essere la Chiesa, senza compromessi, costi quel che costi» (p. 18). Anzi, per certi aspetti «il nuovo statuto minoritario dei cristiani potrebbe aiutarci» (p. 149) in tale direzione. «Ecco cosa dovrebbe fare l’Opzione Benedetto: aiutarci a disporre ordinatamente tutte le parti della nostra vita attorno a Lui» (p. 277).
Il testo, nell’auspicare che le famiglie diventino come piccoli monasteri, guidati dal padre/abate e dalla madre/badessa, chiede scelte forti: «significa dare la priorità alla vita della Chiesa, anche se dovrete con ciò escludere vostro figlio dall’attività sportiva, se la partita è fissata agli stessi orari delle funzioni religiose» (p. 182).
Insomma, il libro del giornalista – prima metodista, poi cattolico e ora ortodosso – tocca alcuni nervi scoperti di alcune prassi pastorali che sembrano non fare appieno i conti con la realtà. Anche nell’evangelizzazione è sempre in agguato il rischio dell’ideologia, piegando a schemi predefiniti la situazione effettiva, anziché cercare di coglierla nella sua complessità orientandola secondo il Vangelo, come autorevolmente indicò il concilio Vaticano II.
Bisogna inoltre tenere presente il contesto specifico in cui matura il saggio, quello del conservatorismo americano che cerca di conquistare il potere per difendere la fede a partire da ruoli istituzionali. Le soluzioni proposte da Rod Dreher sono discutibili e di fatto stanno provocando discussioni: ma non è detto che questo sia un male.

Fabrizio Casazza

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