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La terza edizione di “Cattolici e politica”

LA RECENSIONE

Il libro del vescovo salesiano Mario Toso edito dalla cooperativa Frate Jacopa

È ormai giunto alla terza edizione il volume “Cattolici e politica” del vescovo salesiano Mario Toso, pubblicato dalla Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa (pp 204). Come rileva nella prefazione Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, la tesi centrale del denso volume è che i cristiani sono diventati irrilevanti sulla scena pubblica. Creare un partito dei credenti? Impraticabile. Disperdersi in tutti gli schieramenti per contaminarli ma così accettare di diventare minoranza? Infecondo. Convergere su un progetto politico fondato su un umanesimo personalista? Strada aperta. Secondo il testo tuttavia manca una cultura politica all’altezza dei tempi, soprattutto da parte dei laici, cioè una visione di società che, fondata sulla dottrina sociale della Chiesa, sappia tradurre i principi immutabili in scelte concrete e possibili.

Rispetto a decenni passati, quando l’adesione a un partito o a una corrente dipingeva il volto dell’individuo, oggi «la politica diventa una particella dell’identità individuale» (p. 42). Ma non può essere la scusa né per i laici a non impegnarsi nell’agone sociale né per i Pastori per non offrire spazi e tempi di formazione. Il tono del libro su questo è netto e senza giri di parole. Si mette in guardia anche contro un populismo sostenitore di una democrazia digitale (molto chiaro a chi il testo si riferisca), che finirebbe per consegnare i popoli a «centri di potere occulti o tecnocratici» (p. 97). Non manca un cenno polemico contro il (non citato ma ben identificabile) ministro Salvini sul caso della nave “Diciotti”, per cui il fatto di essere stato eletto in parlamento e di essere membro del governo lo collocherebbe al di sopra del giudizio dei magistrati. Per un cambio di rotta non può mancare l’apporto dei cattolici in quanto «la politica richiede di essere redenta, mediante un’evangelizzazione del sociale» (p. 112). Non si può cedere a modelli di laicità depotenziata e di religione civile ma non bisogna neanche illudersi di dover salvare il mondo: semplicemente (si fa per dire) occorre impegnarsi a migliorarlo.

Fabrizio Casazza

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