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Non esiste la bacchetta magica

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

Dottoressa, in questi giorni si parla di un possibile vaccino per il Covid-19. Cosa ne pensa?
«Penso che a ognuno di noi, in questo momento, piacerebbe avere la cosiddetta bacchetta magica per far sparire questo brutto “mostro” che ha sconvolto la nostra vita da quasi tre mesi. Ma non credo nelle magie e le conoscenze scientifiche che ho acquisito non mi permettono purtroppo di credere nella rapida presentazione di un vaccino efficace e sicuro. So che esistono dei tempi tecnici per la sperimentazione in vitro e in vivo di ogni vaccino. Inoltre, questo virus si presenta mutabile e quindi fare un vaccino presenta difficoltà ancora maggiori rispetto a quello influenzale».

Si parla anche di una vaccinazione a tappeto…
«Premetto in primis che non sono assolutamente contraria alle vaccinazioni, anzi. Ritengo che grazie a essi si siano salvate tantissime vite umane. Ma penso che noi medici dobbiamo mantenere uno spirito critico e una visione aperta a 360°, sia sul singolo paziente che sulla comunità. Consiglio la vaccinazione antinfluenzale nei soggetti a rischio, ma non la riterrei come soluzione più opportuna per tutti i miei pazienti. Infatti, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che la vaccinazione antinfluenzale o antipneumococcica sia in grado di proteggere l’individuo da infezione da coronavirus. Gran parte della comunità scientifica pensa che possa portare a un aumento delle difese immunitarie per un fenomeno chiamato interferenza virale. L’efficacia dei vaccini nel caso di virus con forte capacità di mutare, come quello dell’influenza o quando sarà pronto quello del Covid-19, non assicura un’immunizzazione permanente. In quanto il virus utilizzato varia nel tempo. Esistono studi scientifici pubblicati che sostengono come il vaccino per l’influenza e il coronavirus possono indurre malattie polmonari. E, casualmente, la Cina a novembre 2019 ha cominciato i test di questo vaccino sulla popolazione, e da settembre vige l’obbligo coatto vaccinale. Quindi bisogna sempre essere cauti e attenti. Reputo sempre molto importante mantenere il più possibile in equilibrio il nostro corpo, non mi stancherò mai di ribadire quanto sia importante l’attenzione al nostro microbiota intestinale. Ricordo l’importanza di essere consapevoli di quello che mangiamo, respiriamo e delle possibili interferenze con il nostro metabolismo cellulare. Non ultime, le frequenze dei nostri cellulari. Siamo veramente a conoscenza di quanto il 5G possa non avere effetti e conseguenze sul nostro Dna?».

Ma come possiamo capire se un bambino è veramente un untore?
«Nell’esperienza che mi sono fatta in questi pochi mesi, ho visto che i bambini possono avere varie forme: asintomatiche o con pochi sintomi, oppure conclamate. Le forme sintomatiche si manifestano maggiormente nei più piccoli, sotto i due anni di età, oppure nei ragazzi. I sintomi sono quelli della febbre, più o meno alta, vomito, diarrea, dolori diffusi, cefalea, tosse, e a volte mal di gola. Una sintomatologia variegata… Possono essere anche presenti alcune manifestazioni cutanee. Purtroppo abbiamo visto che il tampone spesso non è stato eseguito per motivi diversi, se non in urgenza. E nel 30-40% dei casi, il tampone dà dei falsi negativi legati o alla mancanta presenza del virus in quel momento nel naso e nella gola, oppure a una non corretta esecuzione del tampone».

Se invece è asintomatico?
«Statisticamente può essere portatore e infettare i conviventi. Ma purtroppo non siamo ancora a conoscenza di dati precisi, perché non sappiamo per quanto tempo in realtà un paziente continua a essere portatore. Ricordo il caso presentato in Francia dove un bambino di 9 anni è venuto in contatto con 172 persone e non ha contagiato nessuno. Io ho avuto diversi pazienti con Covid-19, fortunatamente la maggior parte di essi sono guariti e nessuno ha avuto problemi seri. Visto l’isolamento domiciliare dei bambini in questo periodo, i casi recenti riguardano infezioni da parte dei genitori».

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