Home / Chiesa / La comunità copta di Alessandria

La comunità copta di Alessandria

Ecumenismo

L’ultimo sabato di maggio, nella chiesa alessandrina di San Rocco, accolta da don Domenico Dell’Omo la comunità ortodossa copta ha ricevuto la visita del proprio vescovo, Barnaba, e celebrato l’eucarestia, insieme al sacerdote padre Anghelos, che da qualche tempo segue questa piccola realtà. Innanzitutto diciamo che la parola “copto” significa semplicemente “egiziano” e si designano con il termine “copti” i cristiani d’Egitto. La Chiesa egiziana, o Patriarcato di Alessandria, definisce se stessa “Cattolica”, ovvero universale, “Apostolica”, poiché discende direttamente dall’apostolo Marco, e “Ortodossa”, cioè conforme all’insegnamento della Rivelazione. Attualmente nel mondo i fedeli copti sono circa 18 milioni e, per quanto riguarda l’Italia, essi sono ripartiti in due diocesi: quella di Milano, retta dal vescovo Amba Kyrillos (Cirillo) con circa 14.000 fedeli, e quella di Roma-Torino, retta dal Vescovo Barnaba el Soryany con circa 5.000 fedeli. Da qualche tempo è sorto un seminario copto vicino a Bergamo. Dopo la celebrazione in San Rocco, chiesa che ospita la comunità alessandrina una volta al mese, abbiamo rivolto qualche domanda al presbitero Anghelos Gaber Aiad.

Padre Anghelos, innanzitutto benvenuto. Si può presentare, dirci qualcosa di lei e della sua missione in Italia?

«Sono sacerdote in Italia da circa 22 anni. Servo principalmente nella comunità copta a Firenze e a Novara e dintorni, ma nel mio ministero ho girato in quasi tutta Italia. La mia missione è quella di servire il popolo, dare ristoro e portarlo sulla strada del Signore».

Quali sono le particolarità della vostra Chiesa ortodossa copta? In quale lingua celebrate? Qual è la presenza in Italia?

«Le cito una frase del nostro Papa Tawadros II, papa della nostra chiesa: “La Chiesa vive e si costruisce su tre fondamenti: il sudore, le lacrime, il sangue. Le lacrime sono quelle versate dai monaci santi ed eremiti che vivono nelle grotte e nelle celle del deserto. Il sudore è quello dei teologi che passano il tempo a ricercare e studiare. Il sangue è quello dei martiri. È il loro sangue che conserva la Chiesa nel passare del tempo e la rafforza nelle difficoltà”. La nostra Chiesa è anche chiamata la Chiesa dei Martiri, e il nostro calendario inizia nell’anno in cui si sono verificati il maggior numero di martiri, il 284 d.C. La liturgia viene celebrata in copto, la lingua usata e parlata in Egitto prima dell’invasione islamica, ma anche in arabo e qui in italiano».

La comunità di Alessandria è una realtà giovane, che si riunisce da poco tempo. Quanti sono i suoi membri e da dove provengono?

«Abbiamo iniziato a riunirci tre anni fa, e ora siamo una decina di famiglie più una ventina di giovani, per un totale di circa cinquanta persone. Siamo tutti provenienti dall’Egitto».

Quale augurio vorrebbe fare alla comunità di Alessandria, che si arricchisce di nuovi fratelli nella fede?

«Se si riferisce alla comunità copta in Alessandria, l’augurio è lo stesso che rivolgo a tutte le comunità: sia una testimonianza pratica di vita cristiana nella società».

don Stefano Tessaglia
Direttore del Servizio diocesano per l’ecumenismo
e dialogo interreligioso

Leggi anche:

Leggi anche gli approfondimenti del 2019:

Check Also

C’è un tempo per curare: Salvatore Martinez ad Alessandria, il video

Il secondo appuntamento del ciclo di incontri per la Quaresima 2024 “C’è un tempo per …

%d