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«Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì»

Papa Francesco

«A Kiev per ora non vado, sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Se Putin aprisse la porta…». Lo ha detto papa Francesco nell’intervista al Corriere della Sera, martedì 3 maggio.

Il Pontefice cita il colloquio via zoom, del 15 marzo, con il patriarca della Chiesa ortodossa Kirill: «I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Per questo dobbiamo cercare via di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».

E sulle radici di questo conflitto, Francesco aggiunge: «Forse l’abbaiare della Nato alla porta della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì».

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