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Nella buona e nella cattiva sorte

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Alcuni anni fa, allorquando il Cavaliere di Arcore comunicò che avrebbe passato il testimone del Milan, un dirigente commentò che mai avrebbe voluto un simile epilogo perché, per tutto quello che aveva saputo realizzare, Berlusconi sarebbe stato insostituibile, per cui il commento di chiosa fu: «Anche in B, ma con lui». Immagino che la riflessione fosse scaturita dalla consapevolezza di una gestione spumeggiante, spesso un po’ troppo da album delle figurine e paillettes e un po’ meno di sostanza ma comunque sempre con grande attenzione all’immagine e, alla fin fine, pure a quei risultati che avevano visto il Milan alla stregua d’uno dei club più vincenti del globo terracqueo.

Sin qui tutto bene ma dove sta il parallelo con i Grigi di Luca Di Masi? In effetti, porre sullo stesso piano il patron dell’Alessandria (con all’attivo una promozione in B, una Coppa Italia di categoria e le semifinali della Tim Cup, guarda caso proprio col Milan berlusconiano) e un uomo che ha portato a casa cinque Champions League, potrebbe apparire un poco irriverente però c’è un tratto comune: Di Masi ha dato verve, dinamismo e immagine all’Alessandria e, last but not least, ha comunque raggiunto i migliori risultati degli ultimi cinquant’anni.

È vero, sembra che per il nostro sia giunto il momento di fare le valigie e anche la recente chiusura dell’Orshop (di cui abbiamo parlato nell’ultimo numero) non è stata un bel segnale ma Di Masi è stato capace di lasciare un’impronta su quasi due lustri di gestione sportiva: ecco perché, per serietà e passione, sono certo che fintanto che resterà al timone l’Alessandria avrà una sua ragion d’essere e una propria dignità di difesa della categoria.

Parliamoci chiaro: amor di bandiera e dedizione, nella buona come nella cattiva sorte, non sono merce molto inflazionata nel mondo pallonaro.

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