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Rinnovabili subito, per l’indipendenza energetica

La recensione

È molto significativa la metafora contenuta nell’incipit del testo pubblicato nei mesi scorsi da Donzelli editore: «L’Italia è un paese ricco di “pesce” (fonti di energia rinnovabili come sole e vento) che invece di investire nelle canne da pesca (impianti per la produzione di energia fotovoltaica ed eolica) si ostina a comprare il pesce da altri paesi, pesce che è diventato carissimo dopo l’aggressione russa in Ucraina» (p. 3).
Così si comprende il titolo non equivoco scelto dagli autori, l’economista Leonardo Becchetti e gli ingegneri Claudio Becchetti e Francesco Naso, Rinnovabili subito (pp 149, euro 17). Con una serie di analisi, grafici e cartine il testo risponde alle più frequenti obiezioni rispetto al procedere nella linea indicata dal titolo, pur senza tacere le criticità connesse alla transizione ecologica, che è ancora piuttosto indietro. Basti citare un dato: «In Italia ad oggi il 16% circa dell’energia viene da vento e sole mentre in Norvegia, non certo un paese più soleggiato del nostro, sono al 66%» (p. 7).

Alla facile obiezione che il cittadino può fare poco rispetto a questi temi il libro risponde con la teoria del «voto con il portafoglio»: ogni spesa corrisponde a quella che in politica è una scelta elettorale. I cittadini, peraltro, non ne hanno spesso contezza e manca la capacità di coordinare le singole opzioni. Il prezzo talvolta più alto dei prodotti sostenibili ne scoraggia l’acquisto ma «basterebbe che votasse col portafoglio chi può permetterselo per cambiare il mondo.
E poi chi vota col portafoglio lo fa proprio per migliorare le condizioni di chi non può permetterselo» (p. 125). Da menzionare l’esperienza delle comunità energetiche, costituite da «gruppi di cittadini, amministrazioni, imprese o enti di terzo settore che investono e dispongono di impianti per l’autoproduzione di energia che viene essenzialmente autoconsumata e le cui eccellenze sono vendute al gestore della rete elettrica» (p. 138).
La guerra in Ucraina, con le sue ripercussioni economiche mondiali, ha certamente impresso un significativo impulso al già in atto processo di transizione ecologica ma molto resta ancora da fare.

don Fabrizio Casazza 

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