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La testa e la pancia – Circostanza e verità

Il calcio, almeno in Italia, è una formidabile palestra di diplomazia e, talvolta, anche di ipocrisia per le frasi che vengono profferite dagli addetti ai lavori – in primis calciatori e allenatori – in conferenza stampa e, più in generale, alla stampa. Già, perché non sentirete quasi mai un allenatore parlar male di un suo giocatore o biasimare un avversario anche se, nel segreto dello spogliatoio, se ne sono magari dette di tutti i colori senza lesinare contumelie e attacchi più o meno velenosi. Esistono talune regole non scritte che chi segue questo sport fa bene ad assimilare al più presto e che, nel momento in cui si conoscono e padroneggiano, consentono all’attento osservatore di cogliere una verità anche magari attraverso una smorfia della bocca piuttosto che non ad un non detto, molto più che ad una dichiarazione preconfezionata e sovente del tutto insignificante.

All’uopo, è importante analizzare l’atteggiamento di ostilità di una buona parte del tifo calciofilo alessandrino nei confronti dell’attuale patron dei Grigi, Luca Di Masi accusato di aver puntato su un progetto in realtà fallimentare: in effetti, la realtà di questo campionato sta dimostrando che i Grigi, più che un’operazione di investimento sui giovani e sul futuro, hanno posto in essere una vera e propria campagna di ridimensionamento all’assai verosimile fine di contenere i costi faraonici sostenuti dal patron nel corso delle passate stagioni senza mai centrale l’obiettivo principe, ergo la promozione in cadetteria. Occorre però, nell’analizzare una situazione di tal fatta, domandarsi se Di Masi, l’estate scorsa, avesse avuto scelta, cioè se si fosse trovato in condizioni tali da poter permettersi di annunciare che avrebbe indebolito l’organico per contenere i costi o se invece non avesse potuto dire altro rispetto a quanto declamato e cioè che i Grigi avrebbero modificato le strategie senza mutare gli obiettivi, perlomeno quelli a medio-lungo termine: l’aver privilegiato la soluzione più diplomatica e, come suggerisce il titolo, di circostanza, è costata, oggi, ad un presidente al quale comunque i tifosi devono immensa gratitudine per quanto fatto in questi anni, un atteggiamento di forte critica da parte della parte della piazza.

È allora che viene da pensare che talvolta si potrebbe anche rinunciare al preconfezionato a favore di dichiarazioni magari più impopolari ma certamente più aderenti alla realtà dei fatti cosicché nessuno possa rinfacciare nulla a chi le ha rese: ed ecco che, anziché rinfacciare il fallimento di un progetto che forse non c’è mai veramente stato, si potrebbe rendere grazie dei sacrifici del lustro appena trascorso consentendo al locale pubblico di mostrare la riconoscenza e la pazienza di cui è capace chi sa dire grazie senza farsela raccontare.

Silvio Bolloli

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