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La testa e la pancia – Il valore della buona sorte

Il grande Giovanni Trapattoni, maestro calcistico di indiscussa esperienza e di grandi fortune, affermò una volta che la buona e la cattiva sorte non esistono, novella versione del motto latino “quisque faber fortunae suae est”: ma è proprio così vero che la dea bendata non esiste?

Anche noi siamo fermamente convinti del fatto che l’uomo sia artefice del proprio destino e che spesso la sorte non sia altro che un’attenuante alla quale aggrapparsi per giustificare le proprie sconfitte, o per sminuire i successi altrui, ma, a onor del vero, è un po’ difficile sposare al 100% la massima trapattoniana e pensare che il caso non abbia nessuna incidenza nelle umane vicende: ce lo ha eccome e il calcio – in quanto una umana vicenda di indole sportivo-pedatoria – non fa eccezione. E l’Alessandria?

Quest’anno, potrebbe essere un esempio lampante di questo stato delle cose a voler dare uno sguardo alla classifica del campionato: si avrà allora modo di notare che sono solamente tre le formazioni che hanno avuto, fino ad ora, un ritmo partita peggiore rispetto ai Grigi, cioè a dire i toscani della Pistoiese (per combinazione prossimi ospiti al Mocca), i sardi dell’Arzachena ed i liguri dell’Albisola. Tutti gli altri hanno fatto meglio: sì, anche i radiati della Pro Piacenza ed i super penalizzati del Cuneo e della Lucchese, esponenti di formazioni in gravi, gravissime, forse irreversibili crisi societarie che però, a parità di partite giocate, avevano un passo migliore del vecchio (e in questa stagione un po’ spelacchiato) Orso. Ma ecco che proprio le clamorose disavventure societarie delle predette formazioni potrebbero consentire all’Alessandria di raggiungere una serena salvezza, senza addentrarsi in quella impantanata lotteria dei play-out che, per sua natura di spareggio, potrebbe anche non portar troppo bene ai colori alessandrini (e questo giusto per restare in tema di buona e cattiva sorte).

Suvvia, bisogna prendere atto che l’Alessandria, quest’anno, è una delle peggiori che si siano viste nella storia ultracentenaria del sodalizio e, se riuscirà a tenere la categoria, molto probabilmente lo dovrà più per i demeriti delle avversarie che non per i meriti propri: quindi ben venga la buona sorte allorquando la stessa è foriera di conseguenze positive se stessi o per i colori amati ma attenzione, c’è anche un altro detto secondo il quale non bisogna tentare troppo la sorte. Ergo, se i Grigi riusciranno a mantenere la categoria, Di Masi dovrà compiere un’approfondita e meticolosa riflessione prendendo atto del fallimento del suo progetto-giovani, degli errori tutt’altro che trascurabili dei suoi collaboratori e del fatto che, se per una volta la dea bendata gli è stata favorevole, non sarà così facile che la stessa si ripeta…

Silvio Bolloli

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