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La testa e la pancia – Il bello della verità

Un bel po’ di anni fa, parlando con uno dei tanti giornalisti (o semi-giornalisti) che seguono l’Alessandria Calcio, mi sentii apostrofare con queste parole: «Tu devi avere una linea, non puoi non averla». Ricordo che, a quel tempo, non ebbi l’autorevolezza di replicare (come avrei fatto oggi) ma anche che, in cuor mio, provai un certo sconcerto pensando alla vecchia lezione montanelliana e, soprattutto, a un’idea pura di giornalismo che, per dirla tutta, continuo a nutrire. Sì, perché mi venne da pensare che avere una linea è un po’ il contrario di un’idea di giornalismo che ho, e che è piuttosto simile a quella della Giurisdizione: cioè di un lavoro che può essere affrontato con uno spirito quasi missionario ma che, se ben fatto, si rivela di straordinaria utilità sociale, come ho imparato in anni di frequentazione dei cronisti giudiziari che sanno rendere, alla collettività, un servizio spesso più utile di quello della stessa Magistratura laddove si fanno portavoce di una verità che, nelle aule di Giustizia, magari arriva dopo anni e non sempre nel migliore dei modi.

Non vorrei deludere i miei lettori ma cotante premesse, in realtà, sono strumentali a una conclusione molto più banale se rapportata al particolare momento che sta vivendo l’Alessandria la quale, dopo aver subito due pesantissime sconfitte contro Piacenza e Arezzo, si è tolta la soddisfazione di rifilare qualche scoppola nei derby piemontesi a Pro Vercelli e Novara, formazioni fresche di retrocessione della Serie B, quindi al momento più prestigiose e divise da antichi campanilismi. È dunque in momenti come questo che riscopro la bellezza di fare giornalismo sportivo in modo intellettualmente onesto (o almeno tentato tale) perché è proprio qui che il cronista allineato va in crisi: eh già, perché prestazioni così imprevedibili e degne di un giro in ottovolante sulle montagne russe sono capaci di mettere in crisi qualsiasi posizione, da quella del peggior critico al lacchè. Mentre solo il cronista fuori dal coro può saltare dal ramo della reprimenda a quello dell’elogio con la leggerezza tipica di chi, raccontando la verità, o, come avrebbe detto Pirandello, la “sua” verità, ha l’enorme privilegio di non provare imbarazzo. E così, aspettiamo la prossima partita…

Silvio Bolloli

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