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La recensione – Cattolicesimi “post-secolari”

Pur in una situazione post-secolare, in cui cioè il processo di secolarizzazione risulta ormai un dato di fatto, «benché alle prese con una crisi senza precedenti il cattolicesimo mostra un’effettiva potenzialità in termini di “capacità di tenuta”» (p. 13), ossia di rilevanza per le persone «prima che l’efficacia organizzativa dell’istituzione ecclesiale nei suoi diversi apparati» (p. 55). Si potrebbe sintetizzare così l’interessantissima ricerca comparata di due giovani sociologi torinesi, Simone Carlo Martino e Roberto Francesco Scalon, appena pubblicata da Carocci con il titolo Cattolicesimi nell’Europa post-secolare (pp 202, euro 21). Da rilevare un aspetto particolare che emerge dall’indagine. Mentre gli attacchi alle comunità ebraiche e islamiche sono stigmatizzati con forza sotto l’etichetta rispettivamente di antisemitismo e islamofobia, quando si tratta di offese al mondo cattolico non scatta la medesima attenzione; anzi, quando gli sberleffi riguardano Cristo, la Madonna o la Chiesa, pare quasi che in mancanza di acquiescenza gli intolleranti siano i cattolici! È da registrare una sicura diffusione di un modo di credere assolutamente personale e selettivo, che trascura i riti liturgici in favore di una preghiera più spontanea ed estemporanea. Tuttavia, resta sempre uno “zoccolo duro” di fedeli convinti e attivi, che in Italia si attesta attorno al 10% della popolazione.

Questa tendenza induce il testo a ritenere che sia dilagante un approccio alla fede di tipo protestante: paradossale in questo senso il fatto che in Austria e in Belgio il 20% dei cattolici sostenga addirittura di non credere nell’esistenza di Dio. Si parla per questo di cattolicesimo «etnico-culturale» (p. 182). Da noi, a fronte del calo del clero diocesano (con una flessione del 21,6% tra il 1978 e il 2012), stupisce il dato sui catechisti: nel nostro Paese risiede quasi la metà di tutti quelli europei, il triplo della Spagna e il quintuplo della Francia. Insomma, la religione resiste ma i problemi sono enormi: se si vuole evitare l’implosione è necessario che vengano compiute scelte accorte in base a progetti lungimiranti. In ogni caso, conclude il libro, bisogna prendere atto che «la stragrande maggioranza dei cittadini europei non ha alcuna conoscenza autentica e diretta del cristianesimo». Tuttavia, ciò può generare «un’opportunità straordinaria di rilancio per il cattolicesimo, in quanto ne smantella progressivamente le sovrastrutture, liberandone dai vincoli il nucleo più intimo e la forza propulsiva essenziale» (p. 194)

Fabrizio Casazza

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