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Chiedere una Messa per chi è ancora in vita

“Il punto di vista” di Adriana Verardi Savorelli

Ho notato una scarsa conoscenza di cui vale la pena scrivere. «Non sapevo!»: questa è la risposta che sento dire quando parlo delle Messe celebrate per le persone viventi. La Chiesa propone, per i defunti e i viventi, il ricordo e la preghiera nel sacramento dell’Eucaristia.

Martedì 7 luglio, al mattino, ho partecipato, nella cattedrale di Alessandria, alle esequie funebri di monsignor Gianni Merlano (leggi anche Don Gianni Merlano una “primavera” per tutti), sacerdote stimato da tutta la comunità per i suoi vari impegni avuti in vita e portati avanti con generosità e perseveranza. Il vescovo, monsignor Guido Gallese, ha comunicato espressioni riconoscenti e commoventi per ricordi personali legati alla loro fraterna amicizia. È bello ricordare e pregare per un uomo di Dio defunto che ha messo a disposizione del prossimo i suoi talenti, un esempio per tutti, quindi è molto gradito il ringraziamento pubblico. I pensieri, però, vanno oltre…

È altrettanto bello ricordare e pregare per il sacerdote che è ancora in vita e cerca di agire nel bene. Per lui non solo preghiere occasionali, magari anche quotidiane, ma qualcosa di molto più importante. E che cosa c’è più importante di una Messa per invocare la protezione del Salvatore?

Credo che per tutti i sacerdoti, che camminano lungo le strade del mondo, sia un gran bene ricordare che il loro sacrificio è sempre unito a quello di Gesù Cristo. Nella celebrazione eucaristica il dono della propria vita al Maestro diventa memoria concreta e i laici ne riconoscono la preziosa presenza. Opportune considerazioni non sono solo per i presbiteri, ma anche per tutti gli uomini e le donne del nostro tempo: giovani e vecchi, soprattutto per chi vive faticosamente a causa della salute fisica e spirituale non buone.

Penso ai tanti genitori che soffrono per i loro figli disabili, o drogati, sprofondati nel mal di vivere tanto da desiderare il suicidio, che non discernono più il bene dal male. Ricordo i carcerati, le persone che hanno perso il lavoro, hanno figli e altri parenti a carico da mantenere, non hanno risorse sufficienti per andare avanti dignitosamente e si rivolgono alle istituzioni caritative. Non dimentico i giovani che cercano un lavoro onesto e vorrebbero creare una famiglia, ma il tempo passa, non lo trovano e vanno all’estero, lontani dalla loro patria diventata matrigna; tutti i bravi samaritani missionari sparsi nel mondo, nei Paesi in guerra, che aiutano i poveri bisognosi di tutto, rischiano malattie varie e la vita stessa.

I pensieri s’annegano nel mare tumultuoso dei disperati che non sperano più in niente e in nessuno e pur di sopravvivere si rivolgono ai mafiosi che promettono bene in cambio di tanto male… Secondo me dedicare una Messa per questi e altri viventi nelle difficoltà è un atto d’Amore.

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