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Un cuore solo e un’anima sola

Martedì d’Avvento

Martedì scorso, 14 dicembre, presso l’auditorium San Baudolino, si è tenuto il terzo ed ultimo Martedì di Avvento, organizzati come da tradizione dalla nostra Diocesi, dal Meic diocesano e dal gruppo operatori dell’Università Cattolica.

Aiutati dalla professoressa Morena Baldacci, teologa e liturgista di grande competenza, docente presso la Facoltà teologica di Torino e altre istituzioni, si è potuto meditare attorno al tema: “Erano un cuore solo e un’anima sola: dall’assemblea liturgica all’assemblea sinodale”.

Il contesto nel quale, infatti, si è voluto proporre la riflessione, è quello del triplice cammino sinodale che stiamo vivendo: quello della Chiesa universale, di quella italiana, e il sinodo minore della nostra comunità diocesana. L’approfondimento di martedì ha così voluto introdurci al tema della sinodo da una prospettiva interessante, quella del rapporto tra sinodalità e liturgia, con un parallelismo fondamentale e illuminante.

È noto, infatti, che la Sacrosanctum concilium, la costituzione del Concilio Vaticano II sulla liturgia (1963), indica «la liturgia come il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia». Proprio a partire dalla tematica liturgica ed eucaristica, la relatrice ha così approfondito come quello di essere “in stato di sinodo” è una questione non tanto di riflessioni da fare o documenti da approvare, ma piuttosto di una nuova “postura” di Chiesa da assumere, da ritrovare per cogliere la profonda identità della Chiesa stessa. La comunità cristiana, infatti, come caratteristica propria “si raduna in assemblea”, sia liturgica che sinodale, e nel suo radunarsi ritrova il suo essere profondo, nell’ascolto di Dio e nel cammino con i fratelli.

In questa dinamica di “cammino insieme” (questo il significato della parola “sinodo”), condotta dal Risorto, la Chiesa può così ritrovare la sua natura più importante, quella delineata con chiarezza dal Concilio: la Chiesa è prima di tutto “Popolo di Dio” in cammino, insieme, tutti i battezzati. Secondo questa dimensione, ha ricordato la professoressa Baldacci, la Chiesa, sempre ma soprattutto oggi, o è in cammino, oppure semplicemente “non è”, ovvero viene meno alla sua stessa identità e missione.

La sfida, naturalmente è grande: sviluppare insieme e dal basso ogni riflessione, ogni scelta pastorale, nell’ascolto di tutti e nella ricerca insieme del cammino da fare, richiede l’impegno e una certa conversione da parte di tutti. In questo senso l’immagine proposta è quella del camminare insieme come quando si canta insieme nell’assemblea liturgica, accordando i propri tempi e la propria voce con quelli degli altri.

Questa conversione o aggiornamento riguarda tutta la Chiesa del terzo millennio, oggi ulteriormente provata dalla pandemia e sembra oggi non essere sufficiente “rifarsi un po’ il trucco” e rivedere qualcosa dei metodi pastorali: una comunità a volte stanca e muta deve impegnarsi a far nascere germogli nuovi di vita buona, camminando con coraggio e radicalità, come insegna papa Francesco. Tra le varie erbe cattive che infestano il buon raccolto la relatrice ha indicato un certo clericalismo presente nella Chiesa e l’esercizio del potere; la mancanza di modelli di partecipazione rinnovati; la difficoltà di immaginare con creatività nuove soluzioni.

Soltanto mettendosi invece in ascolto dello Spirito, i fratelli che camminano insieme potranno continuare ad annunciare il Vangelo alle donne e agli uomini del nostro tempo, non preoccupandosi di risultati da raggiungere ma piuttosto della trasformazione di sé e della comunità.

don Stefano Tessaglia

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