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La stanza delle formiche

A tu per tu con l’autore

Una tranquilla cittadina della provincia pavese, Landriano, fa da sfondo alle indagini del Maresciallo Montagnoli che si trova a dover risolvere un omicidio avvenuto in un appartamento in cui vive una coppia ucraina, ignara dell’avvenimento, e in cui una stanza “infestata” da formiche sarà la chiave di volta per arrivare al colpevole. È proprio “La stanza delle formiche” a dare il titolo al giallo di esordio (edizioni Albatros) dell’alessandrino Matteo Carraro, classe 1986. Abbiamo incontrato l’autore dopo la tappa alessandrina del tour di presentazione del libro, avvenuta sabato 3 settembre alle 18.30 all’oratorio di San Michele, Alessandria.

La stanza delle formiche è la vera protagonista di questo libro: a cosa ti sei ispirato per la trama di questo giallo?

«La trama è stata tessuta a partire da un problema che è realmente accaduto a me e a mia moglie, acquistando l’appartamento di fianco e unendo i due appartamenti: in una stanza in particolare, ogni giorno trovavamo decide e decine di formiche in un angolo, nonostante i vani tentativi di impiegare trappole, silicone, stucco ecc. L’incipit nasce invece da un mio viaggio fatto a 30 anni in Russia, dove sono restato particolarmente colpito dalla bellezza dei monasteri che costellano l’Anello d’Oro (serie di cittadine in Russia disposte ad anello). Ho deciso di ambientarlo nel paesino in cui vivo con la mia famiglia, a Landriano (PV), perché era il luogo perfetto per strutturare una trama di questo tipo. La scena di apertura con l’attentato al presidente russo e la coppia protagonista, ucraina, sono state due coincidenze sorprendentemente casuali (se si pensa che il libro è stato scritto nel 2020) in merito alla situazione geopolitica odierna».

Quanto c’è di te nei personaggi che racconti? Ce n’è qualcuno che ti assomiglia di più?

«Direi tanto, soprattutto in Boris che è un po’ il mio alter ego, ma anche il lato pragmatico e risoluto del carattere di Ivanka (Boris, ingegnere chimico ucraino di 36 anni di origine italiane, viene licenziato e convince la compagna Ivanka, talentuosa pittrice ucraina di 34 anni, mirmecofobica, a seguirlo in Italia per iniziare una nuova vita, risparmiare qualche soldo per poi un domani tornare nuovamente a Kiev, ndr)».

Matteo, un ingegnere che diventa giallista. Come hai scoperto questa passione per la scrittura? Avevi già fatto qualche “prova” di scrittura in passato?

«In realtà tutto parte dalla passione per la lettura, che ho riscoperto durante il primo lockdown nel 2020 e che era un po’ un modo di evadere al di fuori dalle mura domestiche in tempi di zona rossa (particolarmente sentita da noi in Lombardia). Questo è il mio primo lavoro, la cui idea è nata una decina di anni fa, ma attendevo lo spunto giusto, quello che riconosci e in cui credi per strutturare una storia che sappia catturare il lettore, tenendolo incollato fino all’ultima pagina».

Un giallo breve e incisivo che, come tu stesso hai raccontato, è stato pensato per tutti coloro che non hanno molto tempo per leggere. Come pensi potrà evolvere la narrativa in un mondo reso sempre più frenetico e istantaneo (anche dai social)?

«Credo che in un mondo sempre più rapido e di corsa, dove tutto si fa con il telefono e in maniera sempre più concisa e minimale, sia importante riscoprire il tempo, un tempo dove staccare gli occhi dallo schermo e “riposarli” sulla carta di un buon libro. Questo non soltanto per arricchire il proprio lessico e formulare una frase non abbreviata o tappezzata di slang (come spesso si vede sui social o sulle chat), ma anche per riassaporare la ricchezza della lingua italiana che, a differenza di altre (basti pensare all’inglese), ha molte più sfumature. Meno telefonino e più libri sul metro, sul treno e in aereo!».

Il tuo libro in tre parole.

«Avvincente, enigmatico e sorprendente».

Francesca Frassanito

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