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La recensione – Paolo VI: l’uomo e il Papa

Domenica scorsa papa Francesco ha canonizzato alcuni nuovi santi, il più noto dei quali è certamente Paolo VI, che fu Vescovo di Roma dal 1963 al 1978. Nell’omelia egli l’ha definito «profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità».

Giovanni Battista Montini nacque a Concesio, in diocesi di Brescia, nel 1897. Ricevuta l’ordinazione presbiterale nel 1920, perfezionò gli studi a Roma, entrando poi nel servizio diplomatico della Sede Apostolico con crescenti responsabilità, fino ad assumere nel 1937 l’ufficio di Sostituto della Segreteria di Stato. Durante la seconda guerra mondiale si prodigò per l’assistenza ai perseguitati, in articolare gli ebrei. Nel 1952 venne nominato dal venerabile Pio XII Pro-Segretario di Stato, venendo poi scelto come Arcivescovo di Milano nel 1954. Per qualcuno fu una promozione-rimozione, per altri fu l’assegnazione a una sede metropolitana importantissima, in vista di futuri incarichi di portata mondiale. E in effetti, dopo la creazione a cardinale nel 1958 da parte di san Giovanni XXIII, alla morte di questi venne eletto Papa, assumendo un nome assente da parecchi secoli, Paolo. Decise immediatamente di proseguire il concilio ecumenico Vaticano II, concludendolo nel 1963. Emanò sette encicliche, tra cui spiccano la Populorum progressio sui temi della povertà e del sottosviluppo, la Sacerdotalis cœlibatus, in cui, nonostante le forti spinte contrarie, ribadì l’obbligatorietà per la Chiesa latina del celibato per i presbiteri e i vescovi, e la Humanæ vitæ, in cui affermò l’inscindibilità dell’atto unitivo a quello procreativo, con la conseguente condanna degli anticoncezionali (ma non dei metodi naturali di regolazione delle nascite). Fu il primo Pontefice a viaggiare all’estero, tra cui in quella Terra Santa da cui provenivano gli apostoli scelti da Gesù per annunciare il vangelo, tema dell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, cui si è rifatto papa Francesco nel tracciare le linee del suo pontificato. Promosse l’ecumenismo, togliendo la scomunica comminata nel 1054 al Patriarca di Costantinopoli. Morì a Castel Gandolfo nel 1978, pochi mesi dopo aver pronunciato una struggente omelia in memoria dell’onorevole Aldo Moro, rapito e assassinato dalle Brigate Rosse, amico personale fin dai tempi in cui monsignor Montini era assistente della Federazione Universitari Cattolici Italiani.

Due recentissimi e interessanti libri aiutano meglio a conoscere la figura di questo straordinario personaggio della storia del Novecento.
Giovanni Battista Montini Paolo VI, edito da San Paolo (pp 1022, euro 45), è frutto delle ricerche decennali di Giselda Adornato, che ha scavato in numerosi archivi per ricostruire la personalità del ragazzo, del sacerdote, dell’arcivescovo, del Pontefice. Ne risulta un quadro veramente dettagliato e articolato dell’impegno sacerdotale, diplomatico e apostolico di Montini.
Paolo VI. Sfide della storia e governo della Chiesa, pubblicato da Jaca Book (pp 274, euro 20), è opera dello storico ed ex ministro Andrea Riccardi. Come scrive lo stesso autore, non vuole essere una biografia, anche perché esamina i soli anni del Pontificato, ma intende analizzare le sue scelte e il suo stile nell’ottica del «suo “genio italico” al servizio di quell’ “internazionale” particolare che è la Chiesa cattolica».

Fabrizio Casazza

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