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Matteo Penno al Convegno nazionale di Pg

I testimoni: intervista a Matteo Penno – A Terrasini una pastorale che ha voglia di fare

Matteo Penno, 21 anni, studia Ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, ed è un giovane della parrocchia di San Pio V. Ha partecipato al Convegno nazionale di Pastorale Giovanile svoltosi a Terrasini, in provincia di Palermo, dal 29 aprile al 2 maggio. Con lui abbiamo parlato di come sia andato il convegno, dei giovani e del clima respirato in quei giorni.

Matteo, un commento a caldo dopo il Convegno nazionale di Pastorale giovanile.
«È stata una bellissima esperienza, accompagnata da ottime conferenze che hanno affrontato i temi del Sinodo dei vescovi sui giovani, voluto da papa Francesco. Queste esperienze ci hanno lasciato delle linee guida per incrementare il lavoro di Pg (Pastorale giovanile, ndr). Altri due elementi da sottolineare sono stati i “compagni di viaggio”, e sicuramente la bellezza del posto in cui eravamo. Ma devo dire che anche gli incontri con gli operatori di altre diocesi mi hanno colpito molto».

Che stile di Chiesa hai visto in questi giorni?
«Diciamo che ho visto una Chiesa che vuole fare, ma che ha paura di perdere i giovani. Anche perché la Chiesa ha difficoltà a mantenere i rapporti con loro. Se la Chiesa non si fa testimone di quello che è veramente, nessuno vorrà mai averne a che fare. Nel mondo di oggi fa più scalpore la notizia del prete che compie un abuso, rispetto al prete che si spende in un progetto positivo. E in questo i giovani sono catturati solo dalla brutta faccia della Chiesa, che poi è la faccia che la maggior parte delle persone vede, o vuole vedere. Il convegno voleva dare delle linee guida a chi lavora con i giovani, per cercare di far capire che la Parola di Dio non ha un senso negativo, ma ha un valore profondo ancora oggi nella nostra società».

Quali esperienze di Pastorale giovanile hai visto a Palermo?
«Ho visto una Pastorale che ha veramente voglia di fare. Alcuni partono già da realtà rodate e messe bene, altri partono da zero. Ma al temine del convegno ho visto dell’ottimismo. Spero che si faccia qualcosa, e che il vedersi non sia stato fine a se stesso».

Vedi nella nostra diocesi quanto detto al convegno e agli incontri?
«Vedo che c’è molto da lavorare. Ma se c’è la volontà di fare le cose, si può arrivare molto lontano. Se posso dire la mia, i giovani di Alessandria si sentono meno appartenenti a Pg rispetto ad altri posti. Io non avevo idea di come operasse la Pastorale, l’ho capito davvero dopo il convegno».

Che cosa ti porti a casa?
«Tante parole da assimilare, tanti concetti da studiare e capire bene. Sicuramente nuove amicizie e nuovi punti di vista sulle cose. E, ribadisco, tanta voglia di fare qualcosa per migliorarsi. Adesso con le parole del Sinodo abbiamo una base su cui lavorare e progettare il futuro della nostra diocesi».

Cosa ti ha colpito di più dal lato spirituale?
«Tra i tanti momenti ricordo la “Lectio divina” con il vescovo, un momento molto intenso spiritualmente, che mi ha colpito. Ho visto persone che veramente credono: in ciò che fanno, e soprattutto in Dio». Questo ti ha turbato? «No, ma è stata ancora di più una conferma della Sua presenza. Mettendoti di fronte a queste persone riesci a capire molto e a migliorare te stesso».

Alessandro Venticinque

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