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Il Burraco e i bunrakui

COLLEZIONARE PER CREDERE

Il Burraco e i bunrakui

Come il volume “Bambole del mondo” della giornalista Pieranna Bottino, che illustra una collezione di circa un migliaio di pezzi tra bambole etnografiche e in costume, dimostra ogni paese ha le sue tradizioni. Anche e soprattutto nell’intrattenimento; il libro, non a caso, esce quest’anno, a cent’anni esatti dalla fondazione della Lenci, storica fabbrica torinese di bambole in feltro di cui vengono raccontate curiosità storiche e anche legami con la città di Alessandria. Pieranna Bottino colleziona queste bambole da circa 40 anni; il suo libro, edito da “So.G.Ed.”, nasce con il lodevole intento di raccontare non solo un giocattolo diffuso in tutto il mondo, ma soprattutto una testimonianza importante di tanti usi, aneddoti, gesti ed emozioni. Dalle bambole di epoca romana alle “bamboline souvenir” che si acquistavano durante una gita o una vacanza, passando per quelle rituali, quelle in uniforme militare o coi costumi tradizionali. Una rappresentazione in miniatura, quindi, del modo di vivere di un’etnia, tramandando anche relativi usi, costumi e leggende…

La collezionista Pieranna raccoglie anche marionette e burattini? Il bunraku, ad esempio, deve il suo nome a Uemura Bunrakuken, artista originario dell’isola di Awaji che, nei primi anni dell’Ottocento, si spostò ad Osaka, dove cominciò a mettere in scena i propri spettacoli di marionette riscuotendo grande successo. Vista la notevole dimensione dei burattini giapponesi (fino a 130 cm!), sarebbe molto complicato manovrarli per una sola persona. Per questa ragione ogni burattino viene manovrato da tre persone; il burattinaio al centro (omozukai) svolge il ruolo più importante: infatti sorregge il bunraku e ne manovra la mano destra e la testa. Il secondo (hidarizukai) ne manovra la mano sinistra a distanza, tramite una stecca munita di perno; il terzo operatore (ashizukai) si occupa delle gambe. Mentre l’omozukai si mostra al pubblico, indossando un kimono tradizionale (kamishimo) e sandali in legno, i due assistenti si nascondono al pubblico, attraverso costumi neri, cappuccio e velo sul volto. Il periodo di apprendistato di un burattinaio di bunraku è lungo circa trent’anni, dieci anni per ognuna delle posizioni; solo allora potrà essere qualifi cato come professionista. La magia del teatro bunraku sta nel fatto che coloro che manovrano la marionetta sono talmente abili che sembra quasi sia quest’ultima a trascinarsi, dietro i marionettisti, sul palcoscenico! Gli aspiranti burattinai (e non solo), per attività ludico-educative e uno spazio gioco in città, possono rivolgersi a: “Yo-yo Gioko”, via Savonarola 16 (3391832048) e “Giokomondo Park”, via Plana 9 (3917419348).

Mara Ferrari

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