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Un albero con le radici verso il cielo e la chioma sulla terra

Fede & Psiche

Solitamente, prima di partire per un viaggio ci si ferma a studiare un po’ la meta, si cercano informazioni di vario tipo: storiche, culturali, gastronomiche. Come primo passo del nostro viaggio proveremo a studiare il territorio che attraverseremo, uno spazio che non è fisico, all’interno del quale è possibile raggiungere una delle mete più ambite e pericolose: la conversione (o se vogliamo il cambiamento). Stiamo parlando della comunità, l’unico luogo nel quale si può essere cristiani o comunque tentare di vivere come Gesù. Proviamo quindi a dare una definizione di comunità.
“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. La definizione che troviamo sul Vangelo di Matteo al capitolo 18 è molto simile a quella di Shaw, nella quale si “definisce gruppo l’insieme di due o più persone che interagiscono e comunicano tra loro”. Contrariamente a quanto si può pensare, a decidere l’appartenenza o meno allo stesso gruppo non sono la somiglianza o la diversità, ma l’interazione sociale e cioè le relazioni che intercorrono tra le persone.

Ecco che emerge il primo grande elemento: non esiste gruppo senza relazione tra i componenti. In psicologia quindi, i gruppi sono costituiti da un insieme di persone che interagiscono direttamente tra loro. Lo scopo di queste relazioni (e quindi del gruppo) è quello di soddisfare i bisogni individuali di ogni membro, accettato come persona e al di là delle proprie competenze. E la comunità cristiana? Che cos’ha di diverso? Anche la definizione di comunità cristiana, non può prescindere da queste dinamiche relazionali. Il punto di vista della Chiesa, espressa da papa Francesco nell’Udienza Generale del 25 novembre 2020, è molto simile a quanto abbiamo letto fino a ora: «Troviamo qui quattro caratteristiche essenziali della vita ecclesiale: l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, primo; secondo, la custodia della comunione reciproca; terzo, la frazione del pane e, quarto, la preghiera. Esse ci ricordano che l’esistenza della Chiesa ha senso se resta saldamente unita a Cristo, cioè nella comunità, nella sua Parola, nell’Eucaristia e nella preghiera. […] La Chiesa non è un gruppo di imprenditori che vanno avanti con questa impresa nuova. La Chiesa è opera dello Spirito Santo, che Gesù ci ha inviato per radunarci.

La Chiesa è proprio il lavoro dello Spirito nella comunità cristiana, nella vita comunitaria, nell’Eucaristia, nella preghiera, sempre. E tutto quello che cresce fuori da queste coordinate è privo di fondamento, è come una casa costruita sulla sabbia».
Possiamo dire che la comunità cristiana, per essere tale deve avere sia delle caratteristiche “sociali”, così da poter sostenere le relazioni tra gli uomini costituite dalla realizzazione di alcuni bisogni, che delle caratteristiche “spirituali”, intese come la presenza dello Spirito Santo. Mentre sulle caratteristiche sociali è possibile intervenire in maniera diretta proponendo percorsi sia individuali che di gruppo, sulle caratteristiche spirituali non è possibile far altro che “invocare” lo Spirito Santo lasciando così spazio al ruolo di Dio nella comunità cristiana, abbandonando obiettivi e scopi nelle sue mani. Questo “abbandono” fa si che i legami non siano vincolati ai bisogni o alle aspettative dei singoli perché vengono lasciate all’Altro, come in una sorta di percorso psicoterapeutico nel quale vengono abbandonati i pesi relativi al proprio vissuto, per una nuova costruzione del sé.

Le comunità che possiedono tutte le caratteristiche sociali ma hanno la “mancanza dello Spirito” non sono quindi, secondo il Pontefice considerabili comunità cristiane, ma allo stesso modo, comunità che si impegnano fortemente alla ricerca di Dio perdendo però il legame con la realtà, non possono essere definite tali. Ecco che la definizione di comunità cristiana assume una nuova connotazione perché se, come dice Shaw, bastano due persone che interagiscono e comunicano tra di loro per avere un gruppo, l’unità minima per una comunità cristiana è invece composta di tre elementi: dove due sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
La comunità cristiana è quindi come un albero sospeso in cielo, con le radici rivolte verso l’alto come a prendere nutrimento dallo Spirito Santo e la chioma rivolta verso la terra dove la concretezza delle relazioni sono il sole che permette, insieme al nutrimento delle radici, di mantenere l’albero vivo in eterno.

Enzo Governale

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