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Esiste una cura a tutto questo?

“Il mondo a 13 anni” di Sara Piscopello

Il nostro pianeta sta attraversando il periodo più critico e ad alto rischio di irreversibilità, oggi vive con due “malattie degenerative”; il male degli avvenimenti dei grandi cambiamenti climatici inquinamento, disastri naturali, terremoti, maremoti e il male sociale e morale di una società impoverita di valori, persa in false ideologie, carica di rabbia e violenza. Noi siamo una generazione di passaggio, arriviamo dopo la generazione che ha vissuto il boom economico e la ricostruzione di un Paese dopo i conflitti mondiali, poi vi è stata una generazione di rivolta, di ricerca di libertà morale e sessuale, dove sono avvenuti i grandi scontri socio economici e la rivolta universitaria. Periodi di lotte politiche e di cultura.

Oggi la società ha perso le radici e quei sani comportamenti autoconservativi, vige la legge del potere e del denaro come monopolio assoluto. L’uomo è riuscito a progredire nella tecnologia, nella ricerca della scienza, ha raggiunto alti livelli di conoscenza, ma nel suo percorso ha perso quello che era alla base di una società corretta e pronta a istruire nuove generazioni. Abbiamo sfruttato i terreni depauperandoli di tutte le risorse, abbiamo impoverito i Paesi già al limite socio-economico, rendendoli nostri sudditi, per i grandi interessi di produttività. Abbiamo inquinato mari, fiumi, terreni e falde acquifere, con il risultato di un aumento esponenziale delle malattie oncologiche e respiratorie. Abbiamo costruito con materiali scadenti, appaltato in modo delinquenziale tutti i beni pubblici, con il risultato, troppo evidente sotto i nostri occhi, di vedere crollare strutture e ponti, oppure di vedere spazzare via un intero villaggio per colpa di un’inondazione che oramai dovrebbe essere sotto il controllo di chi costruisce le grandi imprese.

Il mondo in questo momento storico, più che in altre epoche, è nettamente diviso in due parti: ci sono Stati che dettano legge di mercato mondiale e che decidono il futuro di altre nazioni e poi abbiamo Paesi che vivono ancora in condizioni di arretratezza economica, ma anche socio culturale e sanitaria. La pandemia che stiamo vivendo forse nella sua drammaticità ha fermato per un attimo il tempo, tutti si sono resi conto di come siamo precari, di come bastava un virus tra tanti a distruggerci, a creare povertà dove già era presente, ricchezza dove il potere era evidente. Ma anche i potenti della terra hanno dovuto accettare la loro piccolezza e l’incapacità di salvare il salvabile. Anche nel G8 del 2001, svolto nella città di Genova, le grandi potenze mondiale andavano a discutere quello che stava accadendo al nostro pianeta, quando si parlava di globalizzazione, nulla, come quella manifestazione, ha cambiato le sorti del mondo. Tutti noi siamo, nel nostro piccolo in parte colpevoli di ciò che sta accadendo.

Non solo non si è fatto nulla per emarginare delle condizioni, ma si è andati avanti senza rivalutare protocolli o nuove leggi a favore della natura, del Paese e della salute pubblica. Il conto alla rovescia è partito, le scelte future su come immettere sul mercato nuovi sistemi di produzione, sistemi anti-inquinanti alle auto, l’utilizzo di pannelli solari, il riciclo di materiale di scarto, il controllo delle grandi fabbriche o delle multinazionali che producono elementi tossici e scaricano sostanze. Forse il Covid-19, a modo suo, ha scosso l’opinione pubblica, ha creato nuovi e urgenti interrogativi sulla salute e sul nostro modo di vivere come singoli, ma soprattutto come società. Ora si è innalzato un grido globale d’aiuto che non dovrà passare inosservato.

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