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San Paolo della Croce e la sua famiglia/1

“Mi ricordo…” a cura di Flavio Ambrosetti

San Paolo della Croce nacque a Ovada (AL) il 3 gennaio 1694 e morì a Roma il 18 ottobre 1775. Le spoglie sono conservate nella basilica dei S.S. Giovanni e Paolo a Roma. In considerazione del fatto che a partire dai 19 anni ebbe una grazia particolare di orazione, raggiungendo un livello spirituale qualificato, può essere considerato il mistico giovane più grande della storia della Chiesa! Egli non è un santo del passato: il “santo dell’umiltà” è invocato a sostenere l’evangelizzazione nel mondo attuale. “Danei” o “Daneo” era il cognome della sua famiglia, “della Croce ” il cognome che scelse quando si consacrò al Signore. Da piccolo cambiò varie abitazioni; il padre era un commerciante e, per vendere la merce, si spostava da un paese all’altro. Per guadagnare e aiutare i suoi, Paolo a 18 anni partì da Genova su una nave mercantile e si recò in Siria, ad Aleppo.

A 19 anni decise di farsi santo, coltivando il rapporto con Gesù. Il nome del papà di Paolo era Luchino, detto Luca. Egli, come dall’atto di battesimo, era nato a Castellazzo Bormida (AL) il 7 dicembre 1659 da Paolo Daneo e Caterina Trotti ed era stato battezzato il 12 dicembre dal parroco di S. Maria, Fra Filippo Antonio Gafforio. Dopo i viaggi commerciali tornò a Castellazzo dove era nato. Qui morì il 27 luglio 1727 all’età di 67 anni. A Ovada, in data 25 febbraio 1685, Luca Danei si unì in matrimonio con la nipote del parroco, don Gaspare De Grandis, Maria Caterina De Grandis di Giulio. Il rito fu celebrato nell’Oratorio della SS. Trinità a S. Giovanni Battista, una chiesetta accanto alla chiesa parrocchiale antica di S. Sebastiano. Benedì le nozze il parroco Gaspare De Grandis. Nel ricordo è l’Oratorio della processione di S. Giovanni Battista con la cassa lignea, capolavoro di Anton Maria Maragliano, scultore genovese del Seicento. Della prima sposa sappiamo che morì ad Ovada il 14 agosto 1690, e Luca restò vedovo e senza figli. Luca si unì in seconde nozze con Anna Maria Massari.

Il rito si tenne nell’Oratorio della SS. Annunziata; il ricordo va alla cassa, opera del Maragliano, e di artistici “pastorali” in argento portati in processione il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine. La mamma di San Paolo della Croce Anna Maria Massari era nata a Rivarolo Ligure (GE). La famiglia non era di origine genovese o ligure, ma novarese. A conferma si riporta l’atto di battesimo in traduzione italiana, che recita: “Il giorno 17 agosto 1672. Anna Maria, figlia del Sig. Giovanni Massari, novarese, e della Sig.ra Maria Caterina, coniuge, nata il 15 del detto mese, fu battezzata da me parroco […]”. Suo papà, Giovanni Battista Massari, era infatti nato in una località sul lago d’Orta. Teresa Danei, nella deposizione fatta al Processo informativo di Alessandria nei giorni 15-17 luglio 1777 sul numero dei fratelli e delle sorelle, dichiara: «L’ho detto che Luca Daneo ed Anna Maria Massari sono i miei genitori, e lo sono del padre Paolo».

Si premuravano di far battezzare presto la loro figliolanza, che hanno avuto “in numero di sedici“. Cito tre di questi figli. Paolo Francesco (S.Paolo della Croce) fu battezzato il 4 gennaio 1694 dal parroco, prevosto don Giovanni Bernardo Benso. Giovanni Battista (Venerabile Giovanni Battista di S. Michele Arcangelo) nacque a Ovada il 4 aprile 1695 e fu battezzato il 17 aprile 1695 dal prevosto don Giovanni Bernardo Benso. Morì a Vetralla(VT). Giacinto nacque a Ovada il 5 febbraio 1699 e fu battezzato il 2 marzo 1700 dal vice don Marco Antonio Maineri. Morto il 26 maggio 1770 a Tagliolo Monferrato a tre mesi di età e sepolto nel locale cimitero di S. Vito. Ricordato perché conferma la tradizione di imporre questo nome (Giacinto) a tanti neonati. San Giacinto, domenicano polacco di Cracovia era, dal 1593, il patrono della Comunità di Ovada. Il ricordo è per un cardinale polacco venuto a Genova ad un convegno di studi filosofici sul tema “Teoria e prassi ” nel 1976. Ho avuto la fortuna di assistere alla prolusione in un teatro genovese.

Il saluto fu rivolto dal cardinale Siri che, al termine, applaudì l’esposizione e sorrise più volte. Fatto raro per Giuseppe Siri, austero. Fui colpito dall’esposizione chiara del cardinale polacco, due anni dopo eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Non mi sorprese la sua elezione; dopo il conclave ebbi modo di ascoltare il cardinale di Genova che, ad un piccolo gruppo, manifestò viva soddisfazione per il nuovo Pontefice. Il legame coi miei ricordi è il culto di San Giacinto. Inoltrai una ricerca all’Osservatore Romano che fu pubblicata nel marzo 1979. Viva la mia soddisfazione. Ero docente di storia e filosofia all’Istituto “Arecco” di Gesuiti in Genova; fu un Padre, mi sembra Padre Crovetto, a leggermi il testo su “S. Giacinto”. Le informazioni presenti in questo articolo sono tratte, in parte, da “Bacio e Croce” di Max Anselmi, Passionista. Contributo di Massimo Archetti Maestri.

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