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Il “Troc”? Non va mai in vacanza!

“Collezionare per credere” di Mara Ferrari

Un’idea che va forte da Parigi a New York e che dà il meglio grazie alla rete, incrociando le più disparate richieste. Come funziona? Semplicissimo: una persona scambia un suo vestito con quello di un’altra, idem per accessori e gioielli. Oppure dà la sua borsa per retribuire l’amica che fa da babysitter al suo bimbo. Come c’è chi compila la dichiarazione dei redditi a fronte di una seduta di shiatzu. Io, per esempio, ho pagato una riparazione al gentile Michele Simula (S.M. Elettronica, via Maggioli) con un dispositivo videoludico che, causa inutilizzo, se ne stava a prendere polvere…

Le forme del troc, termine francese per intendere lo scambio (questa moda è infatti partita da Parigi), sono infinite e creano perfino dei neologismi: gli snob swappers raggruppano gli scambiatori, mentre gli swapaholics identificano gli “scambio-dipendenti”. Un’altra tendenza che sta dilagando in vista dell’estate è lo shopping come turistico passatempo: anche in questo caso bisogna fare opportune distinzioni perché il termine “outlet” che alla lettera significa “pattumiera”, ha ormai assunto molte sfumature.

Ad esempio, gli outlet smart annoverano le migliori firme e griffe, quelli più bazareschi assomigliano ai suk mediorientali. L’iniziativa più turisticheggiante resta da vent’anni la nostrana spaccittadella, ideata come un vero e proprio villaggio con vie e piazze dallo stile avveniristico e dove il pubblico risparmia tempo, oltre che denaro: con un solo viaggio, infatti, può trovare moltissimi spacci aziendali di note marche, dall’abbigliamento a calzature, passando per sport, casa e tempo libero. La prima spaccittadella italiana, che furoreggia dal settembre 2000, è ubicata tra le verdi colline del Gavi dove svetta un vero e proprio borgo ad anfiteatro (che ospitarono i concertoni estivi dei primi anni…), dal sapore antico ma moderno come Disneyland al tempo stesso. Raggruppa centinaia di marchi noti, allineati sotto i portici, uno accanto all’altro.

La bibbia dei cosidetti Foc (Factory outlet center), italianizzati col termine spaccittadelle dalla giornalista Marina Martorana, è bilingue (inglese e tedesco). Oltre a essere un volume da collezione, annovera oltre quattrocento pagine, suddivise in capitoli che ripercorrono la storia degli outlet, dagli albori al loro sviluppo, paese per paese. Già nella seconda metà dell’Ottocento alcune fabbriche statunitensi cominciarono a vendere ai propri dipendenti giacenze di magazzino e articoli difettati, estendendo la svendita, negli anni seguenti, anche ai privati.

Nel 1936 si ufficializza la nascita del primo Foc, sempre con l’obiettivo di smaltire le eccedenze di magazzino o pezzi difettosi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si assiste a un vero e proprio boom degli outlet, anche se da noi il fenomeno arriverà molto dopo e con meno enfasi. Pure il collezionismo entra ben si concilia col troc e c’è chi ha ceduto, per esempio, una raccolta di Swatch del tempo che fu in cambio di un mese d’affitto in una località balneare!

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