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Il Pontefice che inventò la Gmg

La storia delle Giornate mondiali della gioventù

Alla fine dell’Angelus di domenica scorsa, affiancato da alcuni giovani del Portogallo che lo hanno raggiunto alla finestra della biblioteca del Palazzo Apostolico, papa Francesco ha effettuato la sua iscrizione online alla prossima Giornata mondiale della gioventù, che si terrà a Lisbona dall’1 al 6 agosto 2023 e avrà come tema le parole: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).

Ha detto il Pontefice: «Cari giovani, vi invito ad iscrivervi a questo incontro nel quale, dopo un lungo periodo di lontananza, ritroveremo la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, di cui abbiamo tanto bisogno». E noi proviamo a raccontarvi come, e soprattutto da chi, sono nate le Gmg, che da 37 anni radunano centinaia di migliaia giovani da tutto il mondo in nome di Cristo. Con un pensiero affettuoso e riconoscente a san Giovanni Paolo II: un grande Papa, che nel 1984 diede il via a un “evento” che è una boccata di aria fresca nella Chiesa. Accogliamo anche noi il suo invito: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!».

L’origine

Nei primi giorni di aprile del 2005 tutti gli occhi del mondo sono puntati su Roma. Piazza San Pietro accoglie una folla in preghiera e in attesa: Giovanni Paolo II sta morendo. Sono molti i giovani che pregano in silenzio. E nella preghiera si riaffacciano alla mente le parole udite, i canti, i suoni, le acclamazioni ritmate in tutte le lingue: «John Paul two, we love you», «Juan Pablo segundo, te quiere todo el mundo», «Giovanni Paolo!». Per molti sono solo slogan, ma lui sapeva coglierne ogni minima sfumatura, ne faceva elementi di un dialogo profondo e intenso. Sicuramente anche il Papa, nei suoi ultimi giorni, ha rivolto un pensiero ai giovani, a quei giovani che egli stesso aveva coinvolto in un’avventura attorno al mondo su strade che nessun altro aveva mai percorso; a quei giovani che, riconoscendo in lui l’uomo di Fede, ma anche l’uomo attento agli altri uomini, leggendo nei suoi occhi l’autenticità della sua amicizia, si sono messi in cammino, hanno creduto in lui e hanno dato vita a quegli eventi che ancora oggi, dopo tanti anni, guardiamo con stupore e meraviglia: le Giornate Mondiali della Gioventù.

Come nascono le Giornate Mondiali della gioventù?

Due appuntamenti speciali e una lettera ne costituiscono la premessa. Il primo incontro è il Giubileo internazionale dei giovani, celebrato a Roma, in piazza S. Pietro dal 12 al 14 aprile 1984, nel corso dell’Anno Santo straordinario della Redenzione. Una fiaccolata lungo via della Conciliazione apre il Giubileo dei giovani. In 60 mila si riuniscono in piazza S. Pietro per l’inaugurazione delle celebrazioni del loro Giubileo. «Accogliete la gioia, la libertà e l’amore di Gesù» dice loro il Santo Padre. Due giorni dopo, sempre in piazza S. Pietro, più di 300 mila ragazzi riempiono la piazza per celebrare con il Papa il loro Giubileo. «Eliminate il male, scegliete la vita» dice il Papa invitando i giovani a trarre dal Redentore la forza per condurre l’umanità all’inizio del Terzo millennio. Qualche giorno dopo, il 22 aprile, al momento della chiusura dell’Anno Santo, il Papa consegna ai giovani la grande croce che aveva presieduto le cerimonie del giubileo nella Basilica di S. Pietro: «Carissimi giovani, al termine dell’Anno Santo, affido a voi il segno stesso di quest’anno giubilare: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione». Un gesto semplice, concreto, ma carico di conseguenze e di valenze simboliche: la croce viene posta al centro della vita dei giovani, diventa la croce dei giovani. Questo gesto dà inizio a una vicenda che si intreccerà strettamente a quella delle Giornate Mondiali della Gioventù, ma avrà al tempo stesso una vita autonoma e straordinaria. Da allora quella Croce ha fatto più volte il giro del mondo e ha presieduto ai grandi incontri dei giovani con il Papa.

L’anno della gioventù

Il 1985 era stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale della gioventù”. Non è passato nemmeno un anno dal Giubileo dei giovani, ma si decide di riproporre un grande incontro a Roma, il 30 e 31 marzo. «Siete chiamati a costruire la pace»: ai giovani di 70 Paesi, riuniti nel pomeriggio di sabato nella piazza di San Giovanni in Laterano, il Papa parla della partecipazione a tutti i livelli alla quale le nuove generazioni sono chiamate. Ancora una volta, oltre 300 mila giovani provenienti da tutto il mondo partecipano alla celebrazione. Dopo una notte passata in preghiera, la mattina del 31 marzo il grande appuntamento a piazza san Pietro per celebrare la Domenica delle Palme. Qui il Papa fa un annuncio a sorpresa: una particolare Lettera Apostolica, “Parati semper”, diretta a tutti i giovani. “Pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in voi” è il tema della lettera, rivolta ai giovani e alle giovani del mondo in occasione dell’Anno internazionale della gioventù. Il documento sembra quasi una lunga e appassionata conversazione con i giovani e sviluppa per larga parte il commento all’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con il giovane ricco (cfr Mc 10,17-22; Mt 19,16-22; Lc 18,18-23). Un messaggio di speranza e di impegno attraverso il quale il Santo Padre ricorda come la Chiesa attribuisca al periodo della giovinezza una particolare importanza, perché in essa risiedono le speranze per il futuro dell’umanità e della Chiesa stessa. Significativamente, il Papa non parla solo ai giovani cristiani, ma invita tutti i giovani del mondo a costruire la pace nella solidarietà, a prepararsi per affrontare insieme le sfide del nuovo secolo, a impegnarsi a costruire la nuova civiltà della verità e dell’amore. Egli si rivolge a tutti i giovani di buona volontà. Il 20 dicembre del 1985, facendo riferimento all’incontro di marzo, il Santo Padre istituisce la Giornata mondiale della gioventù e delinea con precisione le linee pastorali, educative e, si potrebbe dire, esistenziali che le Giornate dovranno seguire.

Il senso del pellegrinaggio

Nel corso degli anni, la struttura delle Giornate si è andata codificando in una serie di elementi ricorrenti: l’accoglienza, la cerimonia di apertura, tre giorni di preparazione con le catechesi e i “festival della gioventù”, la Via Crucis e il momento penitenziale, la Veglia e la Messa conclusiva. Talvolta (a Roma per il pellegrinaggio giubilare alla Porta Santa, per esempio) è stato inserito nel programma un particolare pellegrinaggio. Quanto alla partecipazione dei giovani, ci vuole il coraggio della partenza, bisogna decidere di staccarsi, interrompere la routine, e assumere la disponibilità interiore all’accoglienza, al dialogo, alla condivisione, alla povertà e alla penitenza. Per questo si parla di pellegrinaggio. Il pellegrinaggio inizia nel cuore, ancor prima dei preparativi tecnici, del biglietto dell’aereo o del treno, prima di fare lo zaino: inizia con la volontà interiore di mettere a fuoco alcuni aspetti della nostra esistenza, di andare alla ricerca di qualcosa, di qualcuno; è una risposta all’iniziativa di Dio, al Signore Gesù che percorre le nostre strade per venirci a cercare. Tutte queste cose Giovanni Paolo II le aveva comprese molto bene. La catechesi che il Papa presenta ai giovani è molto ricca: è tutto il Vangelo. Ma vi sono temi che tornano con frequenza significativa: l’idea che il futuro dell’umanità dipende da loro, che il terzo millennio si offre ai giovani con un realismo che sfida, che la pace del mondo sta nelle loro mani e nel loro cuore, che è urgente operare opzioni fondamentali dinanzi ai valori essenziali e saper dare al mondo ragione della propria speranza, della speranza che nasce dalla certezza che Cristo è risorto ed è vivente.

A Tor Vergata

L’immagine finale di questo lungo percorso è quella del momento in cui Giovanni Paolo II, la sera del 19 agosto del 2000, all’inizio della Veglia sul grande prato di Tor Vergata, mano nella mano con cinque giovani dei cinque continenti, attraversa la grande “porta” sotto lo sguardo del Cristo crocifisso e risorto. Nel suo libro “Varcare la soglia della speranza”, aveva scritto che «non è vero che è il Papa a condurre i giovani da un capo all’altro del globo terrestre. Sono loro a condurre lui. E anche se i suoi anni aumentano, essi lo esortano ad essere giovane». Viene spontaneo scorgere in questa immagine quasi la sintesi della pastorale giovanile compiuta da Giovanni Paolo II nel corso del suo pontificato: condurre per mano le giovani generazioni verso il terzo millennio, indicando loro il cammino che porta a Cristo, «lo stesso, ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8). Ed è bello ricordare che, al tempo stesso, i giovani hanno accompagnato e quasi sostenuto il Papa lungo il suo pellegrinare apostolico attraverso il mondo.

Testi tratti da “Word Youth Day Magazine” – laityfamilylife.va

Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù

Voluta dal cardinale Eduardo Pironio per sostenere la pastorale giovanile internazionale e l’organizzazione delle Giornate mondiali della Gioventù, la Fondazione è nata per sostenere le attività della Sezione “Giovani” del Dicastero ed è stata eretta in persona giuridica pubblica il 29 giugno 1991 dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici al fine di “concorrere alla messa in pratica dell’insegnamento del magistero della Chiesa cattolica in ordine alla priorità della pastorale giovanile particolarmente manifestata nelle giornate mondiali della gioventù” e di “promuovere l’evangelizzazione dei giovani e sostenere la pastorale giovanile in tutto il mondo” (Statuto, artt. 1, 2.1).

Più di trenta sono gli anni spesi a sostenere e promuovere le Giornate Mondiali della Gioventù, istituite nel dicembre 1985 da san Giovanni Paolo II, prima come Fondazione “Gioventù, Chiesa, Speranza” e poi, alla morte di papa Wojtyla, con il nome del suo grande ispiratore. Dal 1992, la Fondazione pubblica regolarmente una rivista con lo scopo di promuovere la conoscenza delle Gmg e di testimoniarne l’esperienza. “Gioventù Chiesa Speranza” era il primo titolo della rivista che in seguito divenne “I Care” (“Mi sta a cuore”), fino a che, nel 2008, prese il nome attuale: “World Youth Day Magazine”.

La Fondazione si propone di promuovere l’evangelizzazione dei giovani e sostenere la pastorale giovanile, nei suoi diversi ambiti. La missione della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù si esprime secondo lo spirito particolarmente espresso nel Documento finale della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi e nell’Esortazione apostolica postsinodale “Christus vivit” di papa Francesco.

Maggiori informazioni su www.fondazionegiovani.va.

I giovani del mondo incontrano il successore di Pietro

Leggi anche gli articoli sulla Gmg di Panama 2019:

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