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Se non è zucca… è antiquariato

“Collezionare per credere” di Mara Ferrari

Artisti di ogni tempo, in particolare scultori, propongono le loro zucche decorative, in ferro battuto o in ceramica, in legno o in porcellana, ma in questo pianeta dal futuro incerto gli antiquari considerano più rare le “sculture della terra”! Fin dall’antichità la zucca svuotata della polpa veniva usata per trasportare acqua, vino o sale e spesso era impiegata dai viandanti come borraccia. Si è svolto il mercatino bio per la tutta la giornata del’11 ottobre, nei cortili dell’Associazione “La Perla Nera” in via Tiziano Vecellio, dove si è potuto assaporare qualche magica curiosità sulla zucca.

Allegoria dell’arcano e legata al Capodannno celtico, alle maracas amazzoniche, strumenti musicali dal forte richiamo folkloristico, e agli amuleti di alcune popolazioni asiatiche e africane, l’ortaggio simbolo dell’autunno vanta un passato molto fertile. Ne “I racconti di Mamma Oca” compare per la prima volta la versione fiabesca di Cenerentola (1697) in cui l’ortaggio assume il ruolo di simpatico mezzo di trasporto, come temporanea carrozza. L’arte figurativa la rappresenta a guisa d’inseparabile compagna dei pellegrini; Gesù, ritratto in vesti di viandante sulla via di Emmaus, nel momento in cui incontra i suoi discepoli, le conferisce un significato di resurrezione e salvezza.

Misteriosa è la sua etimologia, probabilmente dovuta al latino “cocutia”, ossia “testa”, poi diventato “zucca”, in dialetto siciliano “cocuzza”. Da dove ci arriva il parente delle zucchine e dei cetrioli, che segna l’arrivo dell’autunno e che veniva già apprezzato dagli antichi Egizi, che lo impiegavano come corredo funerario in veste di nutrimento per l’Aldilà? Sembra che le prime zucche “made in Europa” siano giunte dall’India, cui sono seguite le giganti americane, tra le quali la “Mammuth”, varietà che può raggiungere i 400 chilogrammi! I primi botanici a descrivere questo nuovo ortaggio sono Pier Andrea Mattioli e Gherardo Cibo, intorno al 1550. Le piante potrebbero essere arrivate attraverso le navi di ritorno dal secondo viaggio di Cristoforo Colombo e le successive spedizioni transoceaniche.

Facile da coltivare e di poche pretese, risultava l’alimento base dei lavoratori a giornata; della zucca, poi, non si buttava via nulla; nelle cascine padane, con la scorza, intagliata ad arte, si creavano suppellettili, fioriere e contenitori d’ogni fatta. Insomma, già la locandina del mercatino biologico, con le sue fumettose zucche, rende bene l’idea di quanto sia importante, per il nostro futuro, evitare il mancato rispetto della Terra e dei suoi cicli vitali: il nostro pianeta, con infinita generosità, ci dona frutti di mirabile bellezza, ma lancia pure un grido di dolore all’uomo. Cerchiamo di ascoltarlo e di non limitarci a raccogliere le zucche halloweeneggianti, in tutte le salse, che le vetrine dei negozi espongono subito dopo Ferragosto…

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