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Grifone chiama Orso Grigio, rispondi Orso…

“Cronache dalla galassia” di Enrico Zappa

La promozione dell’Alessandria in serie B e la gioia che ha scatenato in città hanno emozionato il mio vecchio cuore rosso blu, che si è facilmente immedesimato nei tantissimi tifosi che hanno festeggiato un evento che non è esagerato definire storico (nella foto, i tifosi grigi in trasferta a Genova). Le vicissitudini dell’Alessandria in questi ultimi anni, e il lieto fine della promozione, mi hanno ricordato il rocambolesco rapporto di Goran Ivanisevic, tennista croato degli anni 90, con il torneo di Wimbledon.

Ivanisevic era dotato di un servizio devastante, adattissimo all’erba inglese, e infatti riuscì ad arrivare in finale tre volte, uscendone sempre sconfitto dopo lunghe battaglie con Agassi (1992) e Sampras (1994 e 1998). Dopo un declino che lo portò lontano dai primi posti della classifica, nel 2001 partecipò solo perché gli organizzatori di Wimbledon decisero di invitarlo, ormai trentenne, attribuendogli una wild card. In quel torneo, Ivanisevic riuscì a mettere d’accordo i tre Goran che abitavano la sua mente (quello buono, quello cattivo e quello matto) e a vincere una finale epica; è l’unico giocatore della storia ad aver vinto il torneo partendo da una wild card. La quotidianità dello sport e del calcio è però raccontata con luoghi comuni perenni, come quelli raccolti da Principe Myskin per i Druidi (http://www.druidi.it/falc_can65.htm) e di cui riporto un breve stralcio.

Abile a spizzare la palla e a fare sportellate con i difensori avversari per far salire la squadra, dotato di grandi mezzi atletici, rende al meglio se a fianco di un brevilineo, di quelli che danno del Tu al pallone, un atipico dal dribbling ubriacante, specialista dei calci piazzati, e se a centrocampo ci sono abbastanza fisicità, chili e centimetri, un giocatore che fa legna, portatori d’acqua che cantano e portano la croce, un jolly di centrocampo, e un terzino con il vizio del goal.

E’ un sudamericano atipico, un tedesco coi piedi brasiliani, tecnicamente un mostro, fisicamente un marziano, sarebbe stato un campione in qualsiasi sport, è nato per giocare a calcio, si vede che è brasiliano anche se sta in porta, è cresciuto in una favela, palleggiava coi limoni, con gli stracci, con le lattine, con i gattini appena nati, scartava i cani, nei campi infangati di periferia, ha negli occhi la povertà della sua terra è cresciuto all’oratorio, nelle giovanili della Vigotermolese, alla scuola di Gino Pellegatti, ha fatto la gavetta, scuola Juve, stile Juve, scuola Milan, mentalità vincente, i tedeschi non mollano mai.

Da oggi potremo dire che anche gli alessandrini non mollano mai…

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