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L’indignazione con la data di scadenza

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,
cari lettori,
questo numero di Voce è particolarmente ricco di contenuti. A partire dall’apertura, curata dal nostro Alessandro Venticinque, che racconta la strage del 5 giugno, domenica di Pentecoste, in Nigeria. L’intervista (clicca qui per leggerla) ad Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla chiesa che soffre (Acs), è davvero tutta da leggere e meditare. Delle tante questioni trattate, ce n’è una che mi ha particolarmente colpito.

A un certo punto, Monteduro dice: «Fino alle 11 di lunedì ho ricevuto chiamate dai suoi colleghi per interviste e dichiarazioni: dopo poco nessuno mi ha più cercato. […] C’è un disinteresse generale, se non per quelle poche ore di pseudo-indignazione. Questa è la sconfitta dell’Occidente: ci indigniamo per tutto, ma dopo alcune ore ci siamo già dimenticati». Che pugno nello stomaco, la distrazione… noi adesso pensiamo alle vacanze!

Continua Monteduro: «In tutti e 36 gli Stati della Nigeria ci sarà un’affluenza alla Messa ancora più alta rispetto a domenica scorsa. Le persone andranno in chiesa consapevoli di rischiare la vita, ma non si sottrarranno. Perché sentono la loro appartenenza a Gesù come vera, reale e concreta. Non di facciata». Un’appartenenza vera, non di facciata. Una Presenza concreta che incide sull’esistenza, una Presenza talmente forte che anche il rischio di perderla, questa vita, va in secondo piano.

Mi chiedo allora: può un’idea (o un’ideologia) essere così potente da indurci a morire per essa? Può bastare una posizione culturale per accettare, e in molti casi, abbracciare il martirio, cioè la testimonianza (che a volte può coincidere con la morte)? Cosa possiamo imparare noi, pasciuti e distratti occidentali, dai fratelli della Nigeria? Che Cristo (Lui, non il suo messaggio… Lui, adesso!) è con noi, fino alla fine del mondo. Anche quando il mondo sembra crollarci sulla testa.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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