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Quando le “parole cristiane” impazziscono

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

il mondo intero è in apprensione per quanto sta accedendo in queste ore in Ucraina. Il rischio di un conflitto che, partendo dal cuore dell’Europa, coinvolga buona parte del nostro pianeta è altissimo. Eppure la vita, almeno qui da noi, scorre tranquilla… Un po’ come quando, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, pensavamo che quello strano virus che arrivava da Wuhan avrebbe fatto la fine della Sars, una “forma atipica di polmonite” confinata in Cina e Vietnam, scoperta nel 2003 grazie a un medico italiano, Carlo Urbani, che morì per sconfiggere la malattia e salvò migliaia di vite umane. E invece, come sappiamo, non andò così: il Covid-19 si diffuse rapidamente, e ancora oggi non possiamo dire di averlo debellato.

Allo stesso modo, nel caso di una guerra russo-ucraina non potremo far finta di niente, o pensare che i colpi di cannone (nucleare?) esploderanno solo in quelle zone. Per comprendere meglio la situazione il nostro Alessandro Venticinque ha intervistato monsignor Dionisio Lachovicz, esarca apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, e si è fatto raccontare come vivono i tanti ucraini che risiedono in Italia e che lui ha il compito di seguire nella fede. Facendosi spiegare i motivi di questa crisi che, come molti errori degli uomini, nasce da una verità parziale (e impazzita).

In un’omelia del 5 dicembre 2013, papa Francesco ha ricordato una frase di Chesterton: «Un’eresia è una verità impazzita», commentandola così: «Le “parole cristiane” svuotate della presenza di Cristo sono come parole impazzite» (cfr. L’Osservatore Romano, 6 dicembre 2013). L’Europa, il mondo, la Russia, l’Ucraina: noi tutti abbiamo bisogno di Cristo presente, qui e ora. Non di “parole cristiane” e basta. La parola “pace“, una parola cristiana, oggi è usata da chi sta preparando la guerra.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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